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Paparo non è un boss della ‘ndrangheta. La Cassazione conferma la sentenza di Monza

Cronaca

Paparo non è un boss della ‘ndrangheta. La Cassazione conferma la sentenza di Monza

Il Tribunale di Monza

La Corte di cassazione ha annullato la sentenza d’appello: Marcello Paparo può lasciare il carcere e tornare alla sua abitazione di Brugherio.
Così anche le persone coinvolte in quello che era stato definito un clan: la figlia Luana, il di lei fidanzato Michele Ciulla, e anche Salvatore e Romualdo Paparo, Carmelo La Porta. Tutti accusati, in appello, di associazione a delinquere di stampo mafioso.

La sentenza della Cassazione conferma invece la sentenza emessa in primo grado dal Tribunale di Monza.
Quando a Marcello Paparo erano stati contestati reati di detenzione illegale di armi, lesioni aggravate e violenza privata. Assolvendo gli altri coinvolti (ad eccezione di Romualdo Paparo con l’accusa di armi) e soprattutto escludendo per tutti il reato di associazione mafiosa: quello più grave, che avrebbe pesato di più sulla pena.

La sentenza d’appello imputava ai Paparo di aver allestito una sorta di “mafia imprenditoriale” che agiva nel settore della movimentazione terra e sui cantieri per la quarta corsia dell’autostrada A4. Creando un clima di costante intimidazione con il collegamento con la ‘ndrangheta di Isola Capo Rizzuto.

Accuse oggi annullate. La Cassazione ha rinviato il processo ai giudici davanti ai quali si dovrà tenere ora un secondo appello.

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