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L’avvocato Ivano Chiesa si racconta: Fabrizio Corona, la politica, il diritto di difendersi di tutte le persone

L'avvocato brugherese Ivano Chiesa con Fabrizio Corona
L'avvocato brugherese Ivano Chiesa con Fabrizio Corona

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L’avvocato Ivano Chiesa si racconta: Fabrizio Corona, la politica, il diritto di difendersi di tutte le persone

«Quando gli ho detto che in una settimana avevo fatto saltare 15 processi a suo carico per un difetto di giurisdizione, Fabrizio mi ha sollevato di peso e ha iniziato a urlare come un pazzo. Lì sono diventato il suo “avvo”, come mi chiama lui». Fabrizio è Corona: oggi giornalista, imprenditore, personaggio controverso che non ha bisogno di presentazioni. «Avvo» è Ivano Chiesa, brugherese classe 1958 che diverse persone hanno definito «l’avvocato più famoso d’Italia». Lo incontriamo un sabato mattina al mercato di via Kennedy, mentre fa la spesa con la moglie Elisa.

Avvocato Chiesa, com’è iniziato tutto?

Fin da piccolo sapevo che avrei voluto fare l’avvocato, affascinato dai telefilm di Perry Mason. Mi sono laureato con lode in Giurisprudenza all’Università Cattolica, ero il migliore del mio anno. 

E come è iniziata la pratica professionale?

Non avevo santi in paradiso, i miei genitori vendevano maglie al mercato. Ma l’Italia funzionava ancora bene e sono stato conteso dai più importanti studi legali milanesi. Ho scelto di specializzarmi in diritto penale, entrando nello studio dell’avvocato Bovio, un maestro nel suo campo. Durante il praticantato vivevamo con lo stipendio di mia moglie. A 40 anni mi sono messo in proprio e la mia carriera è decollata rapidamente, ho difeso personaggi noti come Pippo Baudo e importanti imprenditori, mi sono occupato di grandi processi di criminalità organizzata nel Nord Italia.

Poi è arrivato Fabrizio Corona e la sua vita è cambiata…

Corona è stato un caso mediatico senza precedenti. Era in carcere, condannato a 14 anni di reclusione, con altri 30 processi pendenti. Mi ha preso come avvocato e in un anno e mezzo sono riuscito a fargli ottenere la continuazione tra le pene, riducendo la condanna a 6 anni. Poi ho scoperto un vizio di forma che ha fatto cadere 15 capi d’imputazione in un colpo solo. Alla fine, dei 30 processi a suo carico, ne abbiamo perso uno solo.

E Corona cos’ha fatto per lei?

Mi ha definito il più bravo avvocato del mondo. La sua storia, la sua gratitudine, hanno contribuito alla mia fama. (Un’intervista fatta sul canale YouTube di Corona un paio di settimane fa ha fatto 700mila visualizzazioni ndr). Dice che il mio modo di parlare è televisivo, che ho i tempi giusti. E così sono arrivati gli inviti alle trasmissioni tv come Pomeriggio 5. Ma non difendo solo Fabrizio: anche tante persone, spesso vittime di errori giudiziari o di un sistema ingiusto.

Ci dica una cosa che non sappiamo di Fabrizio Corona

Non emerge abbastanza che è un uomo di un’intelligenza nettamente superiore alla media, enormemente superiore. Non emerge che è una persona di animo gentile, delicata, nei modi. Basta vedere come tratta suo figlio e si capisce. È estremamente generoso negli affetti, ti salta addosso, ti abbraccia, ti glorifica. Io sono contento di averlo incontrato e mi fa piacere aiutarlo. 

È arrivata anche la fama sui social. Come gestisce il rapporto con i suoi follower?

I social sono una piazza virtuale importantissima, dove posso esprimere le mie opinioni, confrontarmi con le persone. I miei post su @avvchiesareal hanno un grande successo, raggiungono centinaia di migliaia di visualizzazioni, a volte superano il milione. Ricevo tantissimi commenti, quasi tutti positivi. Molti mi incoraggiano a entrare in politica.

La fermano per strada?

A Brugherio mi riconoscono ma mi fermano poco, forse perché sono abituati a vedermi da sempre. A Sanremo invece è stato pazzesco. Sono andato con mia moglie per il Festival, non riuscivamo a fare due passi che qualcuno chiedeva un selfie.

Ci pensa a entrare in politica?

Mai dire mai. La politica mi ha sempre affascinato, ma per ora sono concentrato sulla mia professione. Certo, se mi offrissero un ruolo importante, beh, allora forse potrei farci un pensierino… Però restando libero di dire sempre quello che penso.

Lei si batte da tempo per la separazione delle carriere dei magistrati. Perché la ritiene così importante?

Perché è una questione di giustizia fondamentale, sancita dalla nostra Costituzione. L’articolo 111 stabilisce che il giudizio si svolge davanti a un giudice imparziale. Come può essere imparziale un giudice che è collega del pubblico ministero, che frequenta gli stessi ambienti, che condivide la stessa carriera? È un controsenso. È come se in una partita di calcio l’arbitro fosse un compagno di squadra di uno dei contendenti. Possiamo senz’altro credere che vorrà essere imparziale, non lo metto in dubbio, ma è chiaro che c’è un problema. 

Quali sono le obiezioni che vengono mosse alla separazione delle carriere?

Dicono che minerebbe l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Ma l’autonomia della magistratura è garantita dalla Costituzione, dall’articolo 104, e non verrebbe minimamente intaccata. Dicono anche che si creerebbe un “superpoliziotto” senza cultura della giurisdizione. Ma il pubblico ministero dovrebbe già agire come un magistrato, non come un poliziotto, cercando la verità e non solo la condanna. La separazione delle carriere è una garanzia per i cittadini, soprattutto per quelli che rischiano di essere condannati ingiustamente. E non sono pochi: secondo le statistiche, un processo su quattro si conclude con un errore giudiziario.

C’è chi dice che la separazione delle carriere è una battaglia di destra

Dovrebbe essere una battaglia della sinistra, che si dichiara paladina dei diritti civili. Siamo al mondo all’incontrario. La sinistra ha perso i suoi valori fondanti, ha dimenticato le sue origini. È una cosa che mi fa rabbrividire.

Perché ha bisogno di un avvocato anche chi è chiaramente colpevole?

Io difendo anche persone accusate di avere commesso reati, anche crimini efferati. Perché il diritto di difesa è un diritto di tutti, è ciò che distingue una democrazia da una dittatura. Nei regimi totalitari, gli avvocati scomodi vengono arrestati, perseguitati. Io difendo il diritto di essere difeso, un diritto fondamentale che va garantito a chiunque, a prescindere dalla sua colpevolezza. La colpevolezza si stabilisce in un processo, che deve essere giusto, equo, imparziale.

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