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Peraboni, ottant’anni di gioielli e orologi in via Tre Re
Quando a Brugherio si parla di storia, gioielli e orologi, lo sguardo va all’antica Orologeria e Oreficeria della famiglia Peraboni di via Tre Re. Attività storica riconosciuta da Regione Lombardia quest’anno insieme ad Arredamenti Fumagalli, Teruzzi tappezzeria e Trattoria dei cacciatori. Una vera e propria “officina del tempo” così possiamo definirla, perché lì gli orologi rotti e che non emettevano il loro ticchettio, venivano smontati e rimontati dalle sapienti mani di nonno Pietro e papà Egidio, orologiai doc. Quello dell’orologiaio più che un mestiere… era una vera e propria arte in via di estinzione. Una famiglia conosciuta quella dei Peraboni, che ha sempre riparato orologi da polso, da tasca e da muro. «Ho appreso con molta gioia il riconoscimento della mia attività», spiega la signora Elvina Peraboni, attuale titolare del negozio.
Un’attività nata nella prima metà del secolo
Un’attività familiare la sua, come del resto anche le altre premiate, che parte da lontano, ma in questo caso parliamo di un tempo veramente lontano, perché arriviamo alla prima metà del Novecento. «La mia attività è la più vecchia di tutte, in quanto cominciata da mio nonno Pietro nella prima metà del secolo scorso, ma non abbiamo purtroppo trovato documenti in merito». Un riconoscimento importante per la signora Peraboni, che ha voluto dedicare a suo padre: «Ho fatto richiesta per il riconoscimento perché sono convinta che a mio padre sarebbe piaciuto». L’attività, ufficialmente riconosciuta, è partita nel 1962, quando «mio padre, Egidio, è subentrato nella conduzione del negozio e poi nell’anno 2000 sono subentrata io come titolare». Un antico esercizio che ha visto i tanti cambiamenti avvenuti nella città di Brugherio negli anni e che si è mantenuto intatto senza mai chiudere i battenti. «Non credo esistano segreti per mantenere un’attività così a lungo – sottolinea – forse cercare di fare sempre meglio, tenere duro nei momenti difficili, avere pazienza e non contare le ore di lavoro da non confondere con quelle di apertura».