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Nelle terre di padre Piergiuseppe Teruzzi la devastazione del terremoto giapponese da 200 morti
Il terribile terremoto di 7,6 gradi Richter avvenuto alle ore 16.10 del 1° gennaio ha colpito la provincia giapponese in cui ha operato per cinquant’anni, padre Piergiuseppe Teruzzi.
Nato a Brugherio nel 1922 ed entrato a 11 anni nel collegio di Monza dei Carmelitani Scalzi, dopo aver studiato a Piacenza, viene consacrato sacerdote nel 1946. Cresciuto col sogno di diventare missionario in Cina, riesce a realizzarlo quando vi viene inviato nel 1947 con la prima missione dei carmelitani della provincia Veneta. Partito da Marsiglia in nave, dopo due mesi e tante peripezie, arriva ad Hong Kong e da lì si dirige verso le regioni centrali del grande stato orientale. Con la rivoluzione di Mao del 1949, i missionari italiani vennero accusati, arrestati e torturati e costretti infine a lasciare il paese, nonostante i bellissimi rapporti che erano riusciti ad instaurare in poco tempo con la popolazione locale.
Da Hong Kong, nel 1952 gli venne offerto di andare in una delle zone più depresse del Giappone, che dopo la sconfitta della Seconda guerra mondiale era in grave crisi. La provincia di Ishikawa era infatti dalla parte opposta della capitale Tokyo, sul Mar del Giappne (Nipponkai), divisa dalla regione della capitale dalle Alpi Giapponesi. Era una regione dove d’inverno faceva molto freddo, colpita dai venti artici che scendevano dalla Siberia, e le estati invece erano caldissime per il clima quasi tropicale. La difficolta poi di raggiungerla con strade di montagne contribuivano ulteriormente all’isolamento. Tant’è che oggi Kanazawa, capitale dell’Ishikawa, è diventata una città importante turisticamente perché è rimasta una delle poche ancora con i quartieri tradizionali del Giappone del periodo Tokugawa, prima dell’apertura all’occidente di metà ottocento. Così il quartiere Ninjia, il castello ed il parco Kenrokuen insieme con il nuovo museo d’arte contemporanea (progettato da SANAA, gli stessi che hanno realizzato il nuovo complesso della Bocconi a Milano) sono diventate le nuove attrazioni per i turisti.
Vicino al Museo, nelle vie centrali di Kanazawa, i padri carmelitani avevano costruito la prima chiesa, insieme all’asilo che veniva visto come un modo per incontrare le famiglie. Padre Teruzzi, come veniva chiamato in Giappone, dopo avere contribuito a costruire la prima parrocchia dei padri a Nagoya Hirosaka, arrivato a Kanazawa, iniziò la sua missione nella penisola di Noto, in particolare a Nanao ed a Wajima, tra le città maggiormente colpite dal terremoto. Padre Piergiuseppe è scomparso nel 2003 e le sue ceneri, come da tradizione giapponese, sono conservate nelle chiese di Kanazawa, Komatsu ed Ujii, vicino a Kyoto.
Wajima in particolare è la capitale delle lacche giapponesi e con più di 80 morti al 7 gennaio è la città maggiormente colpita. Complessivamente il sisma ha provocato più di 200 morti e 500 feriti, mentre più di 100 sono le persone ancora disperse ed almeno 28 mila gli sfollati. È stato il terzo sisma per gravità nella storia di un paese abituato e preparato alle scosse telluriche.
In un comunicato stampa del 4 gennaio il superiore dei carmelitani giapponesi, padre Imaizumi, ricorda che: «nella penisola di Noto ci sono tre chiese e due asili a cui sono associati i Carmelitani. Di questi, l’edificio della chiesa di Wajima è stato gravemente danneggiato. La vicina scuola materna Umi no Hoshi ha subito meno danni all’edificio, ma all’interno molto è andato distrutto. Poiché le linee di vita non sono ancora state ripristinate, molte persone sono state evacuate e la sicurezza di tutti i bambini dell’asilo, delle loro famiglie e del personale non è stata confermata. I padri sono quasi tutti sono al sicuro. Tuttavia, abbiamo sentito che alcuni padri e parrocchiani sono stati costretti a vivere nei rifugi perché le loro case sono state completamente distrutte».
Anche la chiesa di Nanao, aggiunge, «ha subito molti danni, sebbene l’edificio sembri essere ancora in buone condizioni. Ci dicono che quasi tutti i membri della congregazione sono salvi. La vicina scuola materna di Nostra Signora non ha subito danni all’edificio, con solo alcuni oggetti caduti o sparsi. Però i bambini, le loro famiglie e il personale sono al sicuro. I danni alla chiesa di Hakui sono molto più lievi rispetto a quelli della chiesa di Nanao. Nella regione di Kaga, nella Prefettura di Ishikawa, ci sono chiese a Uchinada, Kanazawa, Mimma e Komatsu, e tre asili, che sono stati trovati in gran parte sicuri, anche se la vecchia chiesa di Komatsu è stata leggermente danneggiata. I sacerdoti carmelitani padre Kuri, padre Cipriano e padre Zanchetta, così come i parrocchiani padre Kataoka e padre Stenoguchi sono tutti salvi».
I lavori di ricostruzione inizieranno ora «con i volontari della Chiesa di Kanazawa che restaureranno la Chiesa di Nanao. Tuttavia, la città di Wajima, che ha subito ingenti danni, è ancora inavvicinabile a causa delle strade interrotte. Stiamo aspettando che le strade vengano ripristinate e speriamo di poter accorrere in aiuto il prima possibile. Un ispettore specializzato del Consiglio centrale sarà inviato questo fine settimana per vedere che tipo di supporto possiamo fornire come Chiesa cattolica. La diocesi di Nagoya aprirà presto un conto per ricevere le donazioni. Questa è la situazione della chiesa al quarto giorno del disastro. Vi preghiamo di pregare per tutti noi. In particolare, che Dio conceda il riposo eterno alle vittime di questo disastro, conforto a coloro che sono nel dolore, sicurezza a coloro che sono ancora intrappolati sotto gli edifici, aiuto necessario a coloro che hanno perso le loro casa e forza e benedizioni abbondanti a coloro che sono coinvolti nei soccorsi». Che sono difficili perché le condizioni stradali che portano al nord della penisola di Noto a Wajima e Suzu continuano a rimanere pessime e sembra che le forze di autodifesa ed il sostegno del governo stiano attraversando un momento difficile. Il numero delle vittime aumenta ad ogni notizia. Fa freddo anche di notte, scendendo sotto lo zero. Ci sono pochi distributori di benzina nella zona e quindi non c’è abbastanza carburante. Inoltre, c’è il pericolo che le case crollino completamente a causa delle scosse di assestamento e pertanto molte persone passano ancora la notte in macchina.
Roberto Gallon