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Carabinieri e criminologa alla scuola De Filippo: «Ecco i pericoli del web per i ragazzi»
Scuola, istituzioni e Forze dell’Ordine fanno rete contro una piaga che sta contagiando da tempo le nuove generazioni legata all’uso improprio dei Social network.
“In quale Rete siamo finiti” è il titolo dell’incontro, organizzato nei giorni scorsi presso l’auditorium della scuola secondaria di primo grado Eduardo De Filippo. All’evento, voluto dalla dirigente scolastica Annamaria Sicilia e da tutto il corpo docenti, erano presenti fra i relatori Stefania Crema, avvocato, criminologa e membro dell’associazione Atipica che si occupa di tutela dei minori, il comandante della stazione dei Carabinieri cittadina Paolo Simula e il capitano Massimo Polinori del Comando Provinciale Monza e Brianza dell’Arma. Seduti sulle panche dell’auditorium c’erano invece professori, mamme, papà e alunni della scuola De Filippo e anche alcune maestre della scuola dell’infanzia Rodari e Grimm e della primaria Fortis e Corridoni.
«Il continuo diffondersi delle nuove tecnologie sta progressivamente modificando il nostro modo di relazionarci, verso un sistema di distanza emotiva dell’altro e voracità del nostro tempo – ha premesso la dirigente aprendo la serata -. I social network e internet possono essere una grande risorsa, ma, allo stesso tempo possono diventare anche fonte di offese e propaganda di modelli educativi deviati. In particolare, la comunicazione che a volte può assumere termini violenti e inconsapevoli del loro reale significato».
La dirigente ha cercato di spiegare che alla fine le vittime di questi fenomeni sono sempre i ragazzi. «Sono vittime di un uso spropositato dei Social media che nasce da un’esigenza di comunicazione e relazione – ha dichiarato -. Nel mare delle insidie della Rete rischiano di essere lasciati soli ed esposti, diventando a volte protagonisti di azioni che ledono la dignità della persona e magari di un loro stesso compagno di classe».
La serata è stata molto coinvolgente perché ha visto la partecipazione di tutti. In particolare Stefania Crema ha evidenziato l’importanza della responsabilità genitoriale rispetto al comportamento dei propri figli nell’uso degli smartphone. I rappresentanti delle Forze dell’Ordine, su tutti il capitano Polinori, con un intervento deciso, accorato e molto incisivo sia per i genitori e sia per i ragazzi, hanno poi spiegato che fino ai 14 anni la responsabilità per quanto scritto nelle chat di WhatsApp e non solo, ricade sui genitori, dopodiché, una volta superati i 14 anni, gli stessi ragazzi, seppure ancora minorenni, sono chiamati a rispondere in prima persona a livello penale ai loro comportamenti scorretti.
Genitori in prima, e docenti ed educatori in seconda fila, sono quindi chiamati ad agire in sinergia per sensibilizzare i giovani sull’uso scorretto dei Social network. In particolare la scuola è chiamata ad agire in maniera positiva e non punitiva nei confronti dei ragazzi. «Gli adulti hanno quindi il compito e il dovere di vigilare con il supporto dei docenti e degli educatori. E per questo motivo l’Istituto comprensivo Nazario Sauro si è adoperato e continuerà a farlo con altre iniziative come quella che ha visto coinvolta la dottoressa Crema e i rappresentanti dell’Arma – ha spiegato la dirigente -. Noi non lasceremo mai soli i nostri ragazzi».
«Il mondo del Web è pieno di insidie e non si può mai sapere chi si nasconde dietro alcuni profili», è stato spiegato durante la serata. Durante la discussione si è anche citato il caso di Carolina Picchio, morta suicida a 14 anni a causa di un episodio di cyberbullismo e al quale è stata dedicata la prima legge italiana (ed europea) per combattere questo genere di fenomeni. «Le parole hanno un peso e possono far male anche se scritte via chat – hanno concluso i relatori -. L’integrità morale delle persone va rispettata sempre».
Martino Lorenzini