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La Madre addolorata alla croce e la madre che torna in Ucraina dal figlio sotto assedio
Che non siano lasciati soli, «come la Madre addolorata in lacrime vicino alla croce» è lo spirito con cui è stato eseguito lo “Stabat Mater” di Pergolesi, domenica scorsa 10 aprile nella chiesa di San Bartolomeo. «Meditare il dolore e la sofferenza di una madre sotto la croce, è un modo di riflettere non da soli, ma in comunità, per condividere un’esperienza traumatica come la guerra in Ucraina» sottolineano gli organizzatori della comunità pastorale “Epifania del Signore” e del teatro San Giuseppe.
È stato Alberto Veronesi, tra i più noti direttori d’orchestra italiani (tra gli altri impegni, direttore musicale del festival Puccini di Torre del Lago in Toscana), a raccogliere l’appello del direttore del Teatro nazionale dell’opera di Odessa, Igor Chernetsky: «Fare uscire dalla città più artisti possibili, prima che gli accerchiamenti e le bombe possano replicare quanto fatto a Mariupol».
Dopo un primo concerto a Milano, al Pime, il 30 marzo, ne sono seguiti altri ad Ercolano, a Diamante in Calabria, a Bari e a Padova con l’organizzazione dell’Orchestra di Padova e del Veneto. In ogni esecuzione, l’arrivo di artiste da Odessa, che anche il ministro della cultura italiano Dario Franceschini ha proposto venga riconosciuta come bene dell’umanità dell’Unesco, ha suscitato clamore e vicinanza.
Il Teatro Nazionale Accademico dell’Opera e del balletto di Odessa è tra i più importanti del paese attaccato dalla Russia. È stato fondato nel 1810 e ha 1.500 posti. È stato distrutto da incendi, ma sempre ricostruito e restaurato. Vengono eseguite opere di repertorio, molte della tradizione operistica italiana e le sue compagnie hanno compiuto varie tournée all’estero, spesso anche in Italia. La sua architettura è una combinazione di tradizioni italiane e francesi. L’Opera è al centro della cultura della città e della nazione, perché Odessa non è solo un porto.
«Sono felice di essere riuscito a portare in Italia tre soliste del Teatro», racconta il Maestro Veronesi da sempre impegnato anche politicamente. Haiane Arutiunian, soprano, Olha Kreps, mezzosoprano e Katerina Burdik, prima ballerina del Teatro sono state accompagnate dall’orchestra ArteCultura, composta da artisti che hanno accettato la proposta di accompagnarle in questo tour di solidarietà.
«Sono rimasto attonito da quanto sta succedendo in Ucraina – afferma Veronesi – e questa iniziativa penso sia il minimo che potessimo fare. Vogliamo far vedere la sofferenza e il riscatto di questa sofferenza attraverso l’arte. Questa è una guerra non solo spaventosa e tragica, ma assolutamente inutile per gli interessi di chiunque. Le artiste vogliono tornare ad Odessa per raggiungere i figli o i mariti che sono rimasti là, al fronte. In particolare Katerina Burdik, domani, (lunedì 11 ndr) partirà per non lasciare solo il figlio che è rifugiato nella metropolitana. Sono angosciato per questo».
Lo Stabat Mater di Pergolesi (1710-1736), cantando il mistero doloroso della Madonna ai piedi della croce, esprime lo sgomento che viviamo tutti in questa situazione di guerra. La tradizione vuole che il compositore di Jesi, formatosi però alla scuola napoletana, lo abbia terminato sul letto di morte, come capolavoro estremo della sua breve, ma intensa carriera; un riferimento per intere generazioni di interpreti che all’interno di questa partitura hanno trovato una fonte inesauribile di ispirazione. Perché questo capolavoro, non ci lascia spettatori in platea, ma ci chiama “sul palco” a partecipare al dramma che si consuma sul Golgota, rappresentato oggi dalla martoriata terra ucraina sul Mar Nero.
Roberto Gallon