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Musica e cinema al parco: l’intervista al curatore di “Nuovo cinema Morricone”

La mostra Nuovo cinema Morricone a Lecco
La mostra Nuovo cinema Morricone a Lecco

Cultura

Musica e cinema al parco: l’intervista al curatore di “Nuovo cinema Morricone”

In occasione del primo anniversario della scomparsa del Maestro Ennio Morricone, sarà allestita dal 23 ottobre al 3 novembre in via De Gasperi una mostra multimediale a lui dedicata. L’esposizione è promossa dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, diretta da mons. Davide Milani e arriva a Brugherio dopo il debutto a Lecco, il passaggio a Treviglio, la prestigiosa presenza al Festival del cinema di Venezia e infine all’università Cattolica di Milano in occasione della Milano Movie week. Sarà allestita sabato 23 ottobre nel giardino di via De Gasperi. All’aperto, dunque visitabile sempre, 24 ore su 24, fino al 3 novembre, è stata ideata e curata da Eugenio Arcidiacono, giornalista, scrittore, critico musicale e cinematografico, Katia Del Savio, giornalista, Elena Gulminelli e Marco Micci dello studio Migual (lo studio grafico che cura anche NoiBrugherio). La mostra, spiega Arcidiacono, «è composta da circa ottanta fotografie, ci sono immagini dei film che ha musicato Morricone, foto che lo ritraggono con amici registi o con grandi attori e gran parte di esse è collegata a delle musiche che si possono ascoltare tramite la scansione del QRcode presente accanto all’opera o collegandosi al sito della mostra nuovocinemamorricone.com».

Il titolo della mostra è molto evocativo, da cosa deriva questa scelta?
La mostra si intitola «Nuovo Cinema Morricone» ed è un chiaro rimando al film di Giuseppe Tornatore, vincitore dell’Oscar nel 1989, «Nuovo cinema Paradiso». Nel finale il protagonista Totò, affermato regista, si commuove rivedendo sullo schermo una bobina con le scene di baci che gli ha lasciato Alfredo, il proiezionista del Nuovo Cinema Paradiso che tanti anni prima gli aveva fatto scoprire e amare quel mondo che poi diventerà la sua vita. La mostra ha questa stessa ambizione, vorremmo che il visitatore lasciasse fuori per un attimo tutti i suoi pensieri e si concedesse un viaggio tra i ricordi.

Oltre all’immagine, ha rilievo anche la musica, nella mostra?
La musica ha da sempre la meravigliosa capacità di colmare i vuoti e di adattarsi perfettamente alle emozioni che chi l’ascolta prova in quel momento. Sarebbe bello dunque, se chiunque andasse a visitare la nostra mostra riuscisse a rievocare, grazie al nostro lavoro, un ricordo a lui caro che magari pensava smarrito nelle pieghe del tempo. Nuovo Cinema Morricone non è solo un omaggio al Maestro, ma anche a tutti coloro che alle sue colonne sonore hanno legato particolari istantanee della propria vita. Tra quelle sale Morricone torna a vivere così come qualcuno tornerà bambino, qualcuno ricorderà il primo bacio e qualcun altro si sentirà vicino magari al nonno perso da tempo con cui era solito guardare i film Western.

La mostra sarà suddivisa in sei sale. Questo numero ha un significato preciso?
Ricalca quella delle grandi sale cinematografiche. La storia di Morricone è inscindibile da quella del cinema e strutturare così la mostra ci è sembrato un buon modo per sottolineare questo connubio.

La quinta sala si chiama “La missione della musica” ed è dedicata a tutte quelle composizioni del Maestro che anelano alla spiritualità. Si tratta probabilmente del lato meno conosciuto di Morricone.
Morricone, come raccontò in una celebre intervista su Avvenire, riteneva di aver toccato il massimo della sacralità quando raccontò “l’anima dell’uomo”, nei film per la tv su Giovanni XXIII  e Giovanni Paolo II, ma a dire il vero anche nelle pellicole di Sergio Leone, nelle quali accanto alla violenza è sempre presente il tema della speranza. Ed è proprio questa speranza che ha sempre cercato di infondere nelle sue partiture, quasi come a ringraziare del dono del talento ricevuto, un dono di cui era estremamente consapevole e che non ha mai dato per scontato. Per Papa Francesco è riuscito perfino a scrivere una Messa.

Tra le tante foto esposte, qual è la sua preferita?
Posso citarne due? Sicuramente uno scatto del film “C’era una volta il West” che ritrae Morricone con Claudia Cardinale, Henry Fonda e Charles Bronson. Amo quello scatto perché per la prima volta in un film western la coprotagonista è una donna con una caratterizzazione positiva, specchio di una modernità incalzante, anche il “Tema di Jill” viene interpretato da una donna, la cantante italiana Edda Dell’ Orso e questa, se vogliamo, è una rivoluzione nella rivoluzione. La seconda foto che porto nel cuore è quella che ritrae Morricone con Carlo Verdone a casa del Maestro. Ho avuto la fortuna di conoscere bene entrambi e c’è della magia in quello scatto perché raffigura un’amicizia che va oltre le differenze anagrafiche e caratteriali. I due si conobbero agli esordi di Verdone, Morricone infatti musicò i primi due film diretti da Sergio Leone con protagonista il celebre attore romano.

Tornando alle opere del Maestro Morricone, lei da musicista, quali ama maggiormente?
Rispondere a questa domanda è quasi impossibile. Vi sono due composizioni che amo ricordare, forse perché sconosciute ai più, si tratta di “Voci dal silenzio”, suonata presso il palazzo dell’Onu in ricordo delle vittime dell’11 settembre e “La voce dei sommersi” in memoria della strage dei migranti del 2013. Fare memoria è sempre un dovere, non solo civile, ma soprattutto morale e Morricone ci ha insegnato come il talento possa piegarsi benissimo a servire questa causa e come tramite i suoi frutti possa esser più semplice tramandare alle generazioni future il memento dei nostri errori.

Lei ha conosciuto Morricone, può rivelarci un ricordo personale?
Di Morricone ho amato da subito la consapevolezza che aveva del suo talento e del suo spessore. Lavorando come giornalista ho da sempre l’opportunità di confrontarmi con le personalità più disparate e molti spesso fingono una modestia che non gli appartiene, non era il suo caso, ve lo garantisco. Ci teneva tantissimo ad esser chiamato Maestro, era un titolo che si era conquistato e che aveva a cuore. Ricordo che una volta, durante un’intervista gli chiesi se componesse sempre con il pianoforte, ci fu un attimo di silenzio da parte sua, attimi in cui non seppi davvero cosa pensare. Mi rispose che lui la musica l’aveva in testa e che la trascriveva direttamente sullo spartito ed io che sono anche un musicista, mi sono sentito piccolo piccolo a suo confronto perché io senza il pianoforte non saprei davvero comporre.
Ma Morricone era così, lui sentiva la musica e sapeva esattamente come scriverla così come noi sappiamo esattamente come usare le parole quando raccontiamo una storia, certe cose vengono da dentro, o le hai o non le hai. Quando hanno trovato lo spartito del film “Novecento”, in alto c’era scritto “Autunno 1922”; Morricone leggendo il copione aveva visto che c’era uno stacco temporale e gli era bastato quello per comporre il suo capolavoro.

Il genio non posso spiegarlo, nessuno può farlo, venite a vedere la mostra, così riuscirete a portarvi a casa un frammento dell’eterno talento di Ennio Morricone.

Soraya Galfano

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