Comunità Pastorale
Cambia il Padre Nostro. Don Pietro: «Dio è un Padre che non ci abbandona mai»
Venerdì 16 novembre i principali quotidiani italiani titolavano in prima pagina riguardo al “nuovo” Padre Nostro, come se la preghiera che tutti abbiamo imparato a recitare fin da piccoli fosse improvvisamente non più valida. In realtà le cose non stanno esattamente così e si tratta di un’approvazione da parte della CEI di una modifica già avvenuta nella traduzione ufficiale della Bibbia pubblicata dal 2008.
Facciamo un piccolo recap storico: il testo della Bibbia con cui sono cresciuti tanti di noi è la traduzione CEI del 1974, che è una rivisitazione con alcune correzioni della traduzione del 1971. Negli anni successivi si è istituito un gruppo di lavoro di 15 biblisti coordinati da 3 vescovi, che si è poi confrontato con altri 60 esperti di sacra scrittura. Questo gruppo di lavoro ha portato alla nuova traduzione CEI del 2002, che ha iniziato ad essere diffusa nelle edizioni stampate del testo sacro dal 2008. Quindi è da questo anno che il testo del Padre Nostro ha subito la variazione da “non ci indurre in tentazione” a “non abbandonarci alla tentazione”, si aspettava semplicemente il via libera della CEI per l’uso liturgico della nuova traduzione, via libero arrivato proprio venerdì 16 novembre.
Cosa dire di questa nuova traduzione? Sicuramente aiuta maggiormente a comprendere come Dio Padre non porti nessuno a peccare, anzi desidera proprio sostenerci nella lotta quotidiana contro le tentazioni del male. L’espressione “non abbandonarci” ci permette di comprendere come la Sua vicinanza sia vera sempre, in ogni istante della nostra vita, anche quando la percepiamo meno per stanchezza e nostra distrazione. È bello sapere che non siamo mai soli, certo è necessario imparare a credere e vivere con questa convinzione. Riuscire a comprendere come anche nel momento in cui siamo caduti in tentazione, quando stiamo vivendo la drammaticità delle nostre cadute, Dio Padre è accanto a noi e ci offre la Sua mano per rialzarci, ci chiede solo di afferrarla.
La vitalità di una Chiesa passa anche attraverso l’adattamento dei suoi testi sacri, che possono essere migliorati nella traduzione col passare degli anni. In fondo è dono del Signore l’intelletto che sostiene il lavoro dei biblisti, quindi anche attraverso la loro opera si esprime costantemente la presenza di Dio che guida il cammino della Chiesa. Questa nuova traduzione non deve portare preoccupazione o sgomento per chi reciterà ancora a lungo la vecchia versione, ciò che conta è sempre e soltanto la fede di chi recita una preghiera e questa non scade ne muore per un lemma diverso. Lasciamoci condurre nel cammino quotidiano dalla Chiesa universale e gustiamo della vicinanza di un Dio che non ci lascia mai soli.