Cronaca
Il cuore vivo di Occhiate nella festa delle ochette
Anche quest’anno, decine di persone hanno preso parte alla festa di Occhiate. Un evento che esiste perché ha un cuore. Anzi, ne ha tanti di cuori. Tutti pulsanti, ognuno con la propria frequenza. Qualcuno che accelera e tiene il ritmo, altri che rallentano un poco perché ne hanno poi tante di cose a cui pensare. E poi ci sono i costanti, quelli che comunque vadano le cose, ci sono. Sempre presenti e attenti a far bene perché se sbaglia uno, ci prendono poi sotto tutti!
Sguardi riconoscenti
Non è possibile far parte della Festa di Occhiate senza metterci il cuore, perché se anche decidi che “quest’anno sì. Ma poi però basta!”, finisci per rimanere incastrato nello sguardo riconoscente di qualcuno che ti fa accelerare il battito. O anche quando pensi: “Stasera poteva andare meglio” ti arriva il tipo mai visto prima che ti stringe la spalla e dice: «Bravi ragazzi, siete fantastici!» e vai di pulsazioni!
L’entusiasmo contagioso
Ringraziare lo staff, tutti i volontari e coloro che hanno contribuito in ogni modo possibile è come ringraziare la Festa di Occhiate stessa. Perché la Festa di Occhiate è lo staff e la gente che la vive. È l’entusiasmo di chi anno dopo anno la fa rivivere e pulsare come una creatura vivente. Come un cuore che appena riconosce un battito amico si emoziona e spinge per farsi sentire ancora di più. Ma come fai a ringraziare un cuore che pulsa? È come ringraziare un polmone che respira, o un cervello che pensa. E forse il modo migliore per farlo è non darlo mai per scontato, non ignorarlo mai e non dimenticarsi mai di lui. Grazie dunque ad ogni piccolo e grande cuore che batte per la Festa di Occhiate. E a uno, in modo particolare, che non batte più ma che ha fatto così tanto rumore prima, che vivrà all’unisono con noi per tantissimo tempo: quello di Luigi Peraboni.