Comune
1890, un brugherese su dieci lavorava nella seta
a cura della Biblioteca Civica
Quella della seta è stata la prima vera “industria” brugherese. I nostri terreni, molto rustici, permettevano la coltivazione a filari dei gelsi, di cui i bachi mangiavano le foglie. Già verso il 1890 esistevano a Brugherio sette opifici che effettuavano la “trattura della seta a vapore”, impiegando 21 cavalli di forza motrice e circa 440 lavoratori, pari a circa un decimo degli abitanti complessivi.
Guardando ai comuni limitrofi, Carugate e Agrate avevano un solo opificio ciascuno, Sesto San Giovanni ne contava quattro (per 200 addetti). Le radici della bachicoltura brugherese erano proprio robuste, come quelle dei gelsi. Nel 1876, del resto, il conte Francesco Sormani, proprietario della Villa Andreani di Moncucco, aveva acquistato dall’azienda tedesca Majer una grande filanda a Sesto San Giovanni, che rimodernò completamente. Le stesse storiche cascine “Bindellera” e “Guzzina” traevano il loro nome dalla preziosa e antica attività. La Guzzina era chiamata in origine “Gussetta”, come il bozzolo non riuscito. Bindella, invece, era il nastro di seta. Inutile dire che gli opifici avevano quasi solo filerine, bambine o ragazze, per poterle pagare di meno: tutto ciò a fronte di turni massacranti, con i vapori delle vasche e le polveri che causavano malattie respiratorie e svenimenti.
La pebrina, malattia endemica del baco, e un parassita del gelso, la cocciniglia (che disseccava la pianta), diedero una prima spallata, verso la fine dell’Ottocento, anche alla gelsibachicoltura brianzola. La scoperta del sano seme bachi in Estremo Oriente, le riforme agrarie durante la Grande Guerra e la scoperta del rayon mandarono poi definitivamente a picco il settore.
Nel luglio 1902, dopo un durissimo sciopero di una settimana – duramente attaccato dal Corriere della Sera – indetto dalla “Lega cattolica del lavoro”, 400 filandiere ripresero mestamente il lavoro, dopo essersi viste respinte l’aumento del salario e la riscossione della “paga quindicinale” al posto di quella di solito conferita “alla fine della stagione bachicologica”. Già nel 1921, a Brugherio, esistevano solo due filande a vapore, Spada e Ambrogio Santini.
Un’epoca stava finendo, travolta dalle potenti, meccanizzate tessiture industriali.