Comunità Pastorale
Trent’anni dopo, il ricordo di don Pietro vive nella comunità
Il 25 gennaio del 1986 moriva improvvisamente per infarto don Pietro Spreafico, primo vicario parrocchiale della parrocchia San Paolo, giunto a Brugherio nel 1973. Fin da subito cercò di costruire il movimento di Comunione e Liberazione in città: attorno a lui crebbe una grande presenza di giovani sia brugheresi sia della zona. Nacque così il primo oratorio misto della città, con adulti e famiglie che si occupavano dei bambini. Don Pietro diede il via al Centro Culturale padre Michele Raffo, al giornalino L’opera, alla Cooperativa Parole Nuove, al centro di Solidarietà, al circolino Clandestino, al Coro Parrocchiale.
Pubblichiamo di seguito un contributo di una parrocchiana di San Paolo, scritto a seguito della messa di suffragio celebrata per i 30 anni dalla scomparsa di don Spreafico.
di Nadia Carpani
Trent’anni. Un soffio e una vita. Ridda di ricordi riemergono alla mente e al cuore. Il primo incontro con Don Pietro, per me, quarantatre anni fa.
“E’ entrato nella tua vita un angelo; in qualche modo, atttraverso un suo messaggero, Dio ci ha detto: «Saluto la tua vita, il Signore è con te. La tua vita sarà piena di grazia, di positività» È normale rispondere «Cosa vuol dire?» così come Maria si domandava che senso avesse tale saluto. Ma la stessa voce, lo stesso avvenimento ci dice chiamandoci ancora per nome: «Non temere, perché Dio ti ha scelto. Concepirai: la tua vita avrà un frutto»” (don Giussani)
Questo è successo e ne facciamo memoria ogni giorno recitando l’Angelus. Alla S. Messa in suo ricordo è stato ancora più chiaro e davvero ognuno di noi avrebbe potuto salire all’altare e testimoniare quanto l’incontro con don Pietro abbia cambiato la propria vita. Scherzi da prete, si sa. E gli uomini cambiano non perché viene sottolineato il loro male, ma perché vedono il bene, il bello, il vero che corrisponde al loro cuore. Quando una cosa è vera, perdura. Trent’anni spazzati via, don Pietro è qui, dentro la vita di ciascuno di noi, un fatto, non parole. Una storia iniziata duemila anni fa e che continua ancora oggi. La gratitudine riemerge prepotente e il canto in chiesa risuona più intenso, più convinto. All’altare quattro preti, anzi cinque. Ognuno con la sua faccia e il suo temperamento, ma tutti lì a testimoniare il Vivente per eccellenza, la pietra angolare. Abbiamo cantato alla potenza della Vita, non al triste ricordo della morte. I confini dello spazio e del tempo si sono assottigliati ed è stato facile avvicinarsi a comprendere cosè la comunione dei santi, ne abbiamo fatto esperienza, semplicemente. Grazie, don Pietro, messaggero di Dio.