Cronaca
Candy, soldi dal ministero: per salvare il lavoro si punta sulla tecnologia
È stato un viaggio utile, racconta il sindaco Marco Troiano, quello dello scorso giovedì al Ministero dello sviluppo economico per tentare di salvare i dipendenti di Candy dagli esuberi. Appena uscito dalla riunione, il sindaco aveva comunicato tramite una nota stampa che “per le aziende che vogliono investire in Italia e lavorare intorno ai temi dell’innovazione e della ricerca, le porte del Ministero, con i relativi finanziamenti, sono spalancate”. E dunque ora “serve un passo deciso della proprietà in termini di chiarezza rispetto alle scelte future e alla presentazione di un piano induistriale capace di concretizzare l’affermazione che «il cuore dell’azienda resterà sempre in Brianza»”.
«Insieme ai rappresentanti sindacali e all’onorevole Roberto Rampi, che ci ha molto aiutato per attivare i contatti più opportuni – racconta Troiano – abbiamo incontrato il dott. Castano, dirigente del Ministero dello sviluppo economico nel settore che si occupa delle crisi industriali». Quest’ultimo, proponendo come esempi i casi di Electrolux e Whirpool, ha ribadito la disponibilità di finanziamenti statali per l’ambito della ricerca. «Ha anche aggiunto – riporta Troiano – che diverse aziende stanno anche tornando in Italia, per diversi motivi, dopo esperienze all’estero». A quanto è dato capire, il Governo difficilmente potrà supportare Candy nel campo della produzione ordinaria. Piuttosto, in caso di rientro dall’estero e nei campi dell’innovazione, per la realizzazione di prodotti anche di alto livello, magari più costosi, ma tecnologicamente avanzati che si sappiano ricavare una nicchia di mercato fruttuosa.
Candy non si è ancora presentata nelle sedi istituzionali cui è stata convocata. Un motivo potrebbe essere la stesura del tanto invocato Piano industriale: la dirigenza attende che sia completato per metterlo a disposizione della valutazione delle istituzioni e dei sindacati. «Ora il tema è quello della chiarezza – conclude Troiano -. Non possiamo pensare che il rinnovo dei contratti di solidarietà per due anni sposti in là il problema. Il Piano industriale va presentato adesso, gli incentivi vanno chiesti adesso, le mosse per salvare il lavoro sono da fare adesso».