Comunità Pastorale
Volontari brugheresi a Betlemme dalla Crèche
Si ritorna alla Creche perché non si può dimenticare. Si ritorna, e Brugherio vanta una tradizione ormai consolidata di vicinanza alla realtà dell’orfanatrofio, fondato da suor Sophie a Betlemme che raccoglie le persone che sono davvero gli “ultimi” di questo territorio.
Un momento di gioco con i bambini come contribuire alla raccolta delle olive, tutto è un contributo importante.
Tre i luoghi in cui i 23 volontari di Brugherio, accompagnati dal parroco della Comunità pastorale Epifania del Signore don Vittorino Zoia si sono divisi nel viaggio che è duranto dal 12 al 23 ottobre: Ein Karem , dove c’è una struttura di suore che ospitano i volontari per raccogliere le olive, le Benedettine vicino al Monte degli Ulivi, e poi la Crèche a Betlemme, dove c’é l’orfanatrofio e un uliveto che è stato separato dalla struttura con l’edificazione del muro che separa israeliani e palestinesi.
Insieme al gruppo
Giuseppe Loda, assieme alla moglie Edwige sono stati in Terrasanta. È già quattro anni che fanno questa esperienza.
«Uscivamo dal check point di Betlemme – racconta Giuseppe – fuori dal muro, andavamo dall’altra parte e raccoglievamo le olive. Dalle 7,30 a mezzogiorno, per poi andare avanti durante il pomeriggio».
Il viaggio ogni anno è organizzato dall’Associazione Progetto Sorriso Crèche, con sede a Milano, con cui ormai Brugherio ha costruito un canale di amicizia e collaborazione: «Ci troviamo bene, è un gruppo bello c’é lo spirito di aiutare questi bambini» spiega così Loda i motivi del ritorno.
La situazione
In queste settimane la Terra Santa è di nuovo al centro delle cronache per la questione della cosiddetta terza intifada: si sono di fatto riaccesi gli scontri tra Israeliani e Palestinesi.
Don Vittorino Zoia rassicura: «La situazione rimane tesa, ma per i pellegrini e i turisti c’é la possibilità di muoversi».
Il parroco racconta «che sono rimasti in pochi gli italiani e gli europei, i pellegrini rimasti sono soprattutto americani e africani».
Don Zoia è stato uno dei primi sostenitori dell’esperienza della Crèche: «Si tocca lì la realtà di vivere oltre il Muro. Quando andiamo ogni anno ci chiedono di tornare».