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Svelati gli impianti dietro i cancelli del compostaggio

Cronaca

Svelati gli impianti dietro i cancelli del compostaggio


A metà visita arriva il punto più interessante: il filtro che, posizionato sul tetto dell’impianto, abbatte le puzze di oltre il 90%. Appare così, come una sorta di sottobosco, alla quindicina di brugheresi che giovedì pomeriggio hanno visitato l’impianto di compostaggio. Sono i rappresentanti dei residenti del quartiere sud che lamentano odori provenienti dall’impianto. Tra loro l’assessore Marco Magni (peraltro residente nella zona) e il consigliere comunale Carlo Nava.

Un enorme filtro di legno
Il filtro è sul tetto ed è composto da legno sfilacciato, umido. È una vasca di legname scelto per le sue particolari caratteristiche, alta poco più di un metro e mezzo, larga quanto tutto il capannone.  Vi si annidano dei microorganismi che, spiega il tecnico in un linguaggio comprensibile a tutti, utilizzano per riprodursi le sostanze che generano puzza, eliminandole. Perché sopravvivano, devono trovarsi a un’umidità tra il 40% e il 60%. Se i valori cambiano di molto, in caso di estrema siccità, parte un impianto di irrigazione. Se sono troppo alti, al contrario, c’è poco da fare: i microorganismi non si comportano come previsto e le puzze rimangono. Accadde in modo importante solo quattro anni fa, assicura una dipendente comunale che partecipa alla visita.

Puzze sopportabili e non
Nell’impianto aleggia un odore impercettibile, che saltuariamente si intensifica a folate. Non abbastanza per arrivare fino alle case più vicine, almeno il giorno della visita. Sui tetti, invece, mettendo il naso sopra alle cortecce e al legname, si percepisce un odore simile al sottobosco quando piove, naturalmente depurato dai profumi generati da fiori e alberi. Qualche coraggioso (tutti, in realtà), osa entrare anche nei capannoni dove i rifiuti umidi stanno diventando compost. L’ambiente è enorme e montagne alte 4-5 metri di ciò che una volta era immondizia sono ordinate nel mezzo. L’odore è acre, pungente, sopportabile solo per pochi secondi. Si esce in fretta. È tutta una questione di batteri. Quelli che trasformano i nostri rifiuti in un materiale biologico, rispettoso della natura, che fa crescere frutta e verdura. E quelli che, sul tetto, abbattono le puzze. A sufficienza, ammettono i brugheresi in vista. Ma non quando, dalle finestre delle case, sentono sgradevoli odori. Accade, sembra, una decina di giorni l’anno. È lo scotto da pagare, difficilmente evitabile, per avere un impianto di compostaggio anziché un inceneritore. «È stata una visita positiva – commenta l’assessore – che dimostra la voglia del Comune di rendere partecipi i cittadini. Con questo atteggiamento di incontro, le cose non possono che migliorare. Oggi sopratttto abbiamo verificato con i nostri occhi che nell’impianto – conclude – non si trovano sostanze nocive».

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