Comunità Pastorale
L’emozione della visita a Giusto
di Roberto Gallon
«Fede, giudizio e conversione». Paolo Biscottini, direttore del museo diocesano di Milano, racchiude in questo percorso il significato teologico della tavola di Brugherio attribuita a Giusto di Ravensburg.
«È un’opera unica ed eccezionale, che collega il nord Europa con l’Italia ed il gotico con il Rinascimento, permettendoci di capire cosa avveniva a Milano intorno al 1451. Si supera la cultura dei fondi oro e si avvicina quella umanistica dove la figura umana e le immagini sono prevalenti» ricorda lo storico dell’arte durante la conferenza del 26 febbraio e la visita guidata di sabato 28 (organizzate da Teatro San Giuseppe e Kairòs in collaborazione con l’ufficio cultura del Comune) per ammirare il capolavoro.
«Come la vita cristiana, tutta la fede ci richiama continuamente a convertirci e ci indica il giudizio finale come obiettivo etico con cui la nostra vita sarà giudicata». Questo messaggio secondo l’esperto poteva essere compreso nell’ambito contemplativo di un convento, avvalorandone cosi la presenza nel monastero femminile presente a Sant’Ambrogio fin dal 1162. «Sembra dipinto ad olio, anche se all’epoca si dipingeva ancora a tempera. Le figure indirizzano la meditazione.
In alto da sinistra San Tommaso (riconoscibile dal simbolo della squadra), Dio Padre, la colomba dello Spirito Santo all’interno della razza viscontea e San Pietro. Accanto a Gesù che mostra il costato ci sono Ambrogio ed Agostino, che tiene il cuore in mano trafitto dall’amore a Dio come descritto nelle “Confessioni». Ambrogio regge saldamente il pastorale mentre Agostino no e questo insieme alle fattezze del viso non molto maschili, farebbero supporre che inizialmente potesse essere una figura femminile.
Un successivo intervento sulla tavola è quindi plausibile visto che le monache nel tempo sono passate da Benedettine ad Agostiniane, ma occorrerebbe fare un restauro e delle analisi scientifiche approfondite per accreditare questa tesi e risolvere i quesiti che l’opera suscita: ad esempio chi è veramente l’autore, perché arriva a Brugherio e perché la famiglia proprietaria della cascina lo ritira nel 1925. Da allora ha cambiato proprietà una sola volta per via ereditaria e gli attuali proprietari sono orientati a venderlo».
La storia
L’opera era conosciuta per una precedente pubblicazione ma non si sapeva dove fosse. In occasione della mostra “La pittura a Milano tra i Visconti e gli Sforza” che si terrà a Palazzo Reale durante Expo se ne iniziano le ricerche. Biscottini lo vede da un antiquario senza sapere di chi sia la proprietà e per favorirne l’approdo in una raccolta pubblica decide di farlo esporre in anteprima al Museo di Corso di Porta Ticinese. Anche la Pinacoteca di Brera si è attivata, «ma faremo di tutto per riportarlo al Diocesano ed evitare che venga venduto all’estero» si augura il direttore.