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Mauro Lovisari: un sollievo dalla Cassazione

Cronaca

Mauro Lovisari: un sollievo dalla Cassazione

Mauro Lovisari

di Matteo Moraschini

«Frigerio menzionò l’appalto: secondo lui la ditta ferrarese era la migliore. Ma la frase, da un orecchio mi è entrata dall’altra mi è uscita». Queste le parole del brugherese Mauro Lovisari, direttore generale dell’azienda ospedaliera di Lecco, sospeso in via cautelativa dall’incarico nel maggio 2014 per la gara di lavanderia svoltasi nell’azienda che dirige.

Il 22 gennaio, la cassazione ha annullato la volontà del tribunale del riesame che gli aveva comminato la custodia cautelare agli arresti domiciliari per l’ipotesi di reato di turbativa d’asta. Il brugherese ha ammesso di avere avuto, sin dal 2002, «rapporti di conoscenza» con Gianstefano Frigerio, ex segretario regionale della Dc, e di aver partecipato come relatore a «diverse conferenze e tavole rotonde a tema sanità» organizzate da quest’ultimo. Frigerio che, secondo i magistrati Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio, è stato (con altri più o meno noti protagonisti della politica italiana degli utimi 30 anni), il principale timoniere di una “barchetta della corruzione” poi rivelatasi di carta. Ma ricordando l’appalto al centro delle indagini, la verità riportata da Lovisari è che «nella prima fase (aprile 2013, ndr), sono stati assegnati i punteggi tecnici tramite rigorosi criteri matematici. Poi, la commisione di gara – prosegue – ha aperto le buste contenenti l’offerta economica, sigillate dalle tre imprese concorrenti sin dall’ottobre 2012». La più economicamente vantaggiosa è risultata essere quella della Servizi Ospedalieri Spa di Ferrara, i cui titolari, secondo l’accusa, avrebbero corrotto Frigerio. Il quale a sua volta, sempre secondo l’accusa, avrebbe fatto pressione su Lovisari. Per un affare da 35 milioni di euro.

Così, dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia dai pubblici ministeri con il sospetto di aver manomesso i punteggi (e dopo che il Gip aveva negato la misura cautelare in seguito al ricorso dei Pm), il tribunale del riesame aveva decretato per il brugherese la custodia cautelare domiciliare perché, spiega lui, «riteneva che avessi turbato la gara durante la fase di presentazione delle offerte economiche. Tuttavia – aggiunge – le buste contenenti le offerte erano state consegnate sigillate all’azienda ospedaliera di Lecco nell’ottobre 2012. La Cassazione l’ha riconosciuto ed ha implicitamente negato l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza».
Una vittoria che, per ora, non mette la parola fine alla vicenda giudiziaria del brugherese.

Lovisari spiega infatti che «pur avendo una commissione regionale d’inchiesta giudicato la gara regolare sotto il profilo amministrativo», la Cassazione ha predisposto «un riesame del caso da parte di una commissione giudicante di diversa composizione del Tribunale del riesame di Milano, che dovrà riesaminare il caso tenendo conto delle motivazioni della Suprema Corte, che saranno presumibilmente disponibili entro il mese di febbraio».

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