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Dall’Africa a Brugherio in cerca della pace. Arrivate 14 persone da Senegal e Nigeria: chiedono asilo politico all’Italia
La storia inizia in Africa, prosegue su un barcone che naufraga nel Mediterraneo, passa attraverso un centro di accoglienza per finire a Brugherio dopo una rapida sosta a Monza. È così che quattordici persone di nazionalità nigeriana e senegalese in fuga dai loro Paesi sono arrivate lunedì in via De Gasperi, dove resteranno finché la Prefettura avrà esaminato la loro richiesta di asilo politico.
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RICHIESTA DELLA PREFETTURA
Un percorso della durata di almeno sei mesi durante i quali la città avrà quattordici brugheresi in più. «Capita spesso – spiega il sindaco Marco Troiano – che la Prefettura si rivolga ai Comuni chiedendo spazi pubblici dove ospitare i richiedenti asilo. L’ha fatto anche con noi nei mesi scorsi, ma non ci sono ambienti comunali disponibili al momento e dunque la risposta è stata negativa».
Il Consorzio comunità Brianza e Cs&l invece, due enti accreditati presso la Prefettura per la gestione dei rifugiati, si sono rivolti alle suore di Maria Bambina che hanno concesso la casa di loro proprietà in convenzione. Vale dire gli alloggi utilizzati fino allo scorso anno dalle religiose, posizionati tra l’oratorio (che invece è proprietà della parrocchia) e la materna Umberto I e Margherita.
La gestione del quotidiano è invece affidata alla cooperativa Il Melograno di Segrate, che garantisce anche la sorveglianza notturna.
«Un Comune – aggiunge Troiano – non ha voce in capitolo in queste dinamiche. Ne è prova il fatto che in tutta la Brianza da marzo sono ospitati 250 richiedenti asilo. Anche in amministrazioni politicamente ben diverse dalla nostra. Non bastasse, ricordiamo che a Brugherio accadde qualcosa di analogo già a maggio 2011, quando l’associazione Novo Millennio di Monza ospitò per sei mesi sei donne nigeriane a Casa Jobel in via Santa Caterina (il sindaco era il leghista Maurizio Ronchi ndr)».
TROIANO: «INSERIAMOLI NELLA STORIA DELLA COMUNITA’»
Detto ciò, e precisato che «al Comune questa accoglienza non costa – tiene a specificare il sindaco –, non vogliamo mettere la testa nella sabbia e far finta di niente. Questo arrivo ha senso se riesce ad inserirsi nella storia della nostra comunità. Il ruolo che, ora, può essere assunto dall’amministrazione è rendere dignitosa, per i richiedenti asilo e per i brugheresi, una permanenza che ha valore se diventa progettuale».
Vale a dire, aggiunge, «creando occasioni per inserirli nel contesto cittadino e magari dando anche un ritorno alla città in termini di volontariato».
DON ZOIA: «ACCOGLIENZA REALE»
La Comunità pastorale, gli fa eco il parroco don Vittorino Zoia, «si impegnerà con associazioni e volontari perché sia un’accoglienza reale». Il sacerdote spiega di averne dato comunicazione nei giorni scorsi ai membri del Consiglio pastorale unitario.
«Tenendo come bussola – aggiunge – il discorso di Papa Francesco in merito alla giornata del migrante e del rifugiato del prossimo 18 gennaio dal titolo “Chiesa, senza frontiere madre di tutti” (verrà distribuito nel fine settimana al termine delle messe), ritengo che questa iniziativa, partita dalla Prefettura, è per la comunità ecclesiale, e non solo, una opportunità umana, da prendere con spirito di accoglienza fattiva».
LA RICARICA TELEFONICA
Spiace essere stati coinvolti solo a giochi fatti? «Fosse stato per me – ammette il sindaco – avrei immaginato una comunicazione preventiva alla città, ma non è stato possibile. Ora invece parlarne è una ricchezza e valuteremo anche la possibilità di incontri sul tema per approfondire argomenti che affrontati superficialmente sono fuorvianti».
Ad esempio? «Una piccolezza: c’è chi si scandalizza perché i migranti, all’arrivo, ricevono una ricarica telefonica da 15 euro. Chiedete loro come la usano: per chiamare le famiglie dicendo che non sono morti naufraghi nel mezzo del Mediterraneo. Basta un minimo di umanità e conoscenza per ammettere che sono soldi spesi bene».