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Domenica il Requiem a San Bartolomeo, il maestro Borin: «Vi spiego il suo fascino»
Si avvicina la data dell’esecuzione del Requiem di Mozart. Avrà luogo domenica 21 aprile alle ore 16 a ingresso libero presso la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo. Abbiamo chiesto al maestro concertatore e direttore, Valter Borin, di presentare l’evento dal punto di vista tecnico.
Il Requiem di Mozart
È un capolavoro senza tempo che continua a catturare l’immaginazione degli ascoltatori con la sua bellezza straziante e la sua profondità emotiva. Personalmente, l’ho amato fin dal primo ascolto, grazie ad un vecchio vinile che si consumò ben presto. Ero poco più che un ragazzino, studente in Conservatorio e questa musica mi rapiva totalmente. Scoprii presto che quasi tutti i miei amici avevano fatto la stessa esperienza ed erano rimasti affascinati, soggiogati, incantati, allo stesso modo da questa musica.
Avvolto da un alone di mistero
Composto durante gli ultimi mesi della vita di Mozart, nel 1791, questo lavoro sacro rappresenta un’invocazione alla misericordia divina e un’ode alla memoria dei defunti. Il Requiem è avvolto da un alone di mistero e fascino: la sua composizione incompiuta e le circostanze misteriose che circondano la sua creazione hanno anche generato numerosi racconti e leggende, che hanno alimentato l’interesse per l’opera e per il suo compositore.
Ampia gamma di emozioni
Nel Requiem, Mozart dimostra il suo genio compositivo attraverso un’ampia gamma di espressioni emotive: dalle potenti e imponenti sezioni del “Dies Irae” e del “Confutatis”, che evocano il terrore del Giorno dell’Ira e del Giudizio, ai momenti di struggente bellezza come il “Lacrimosa”, che asseconda il dolore e la malinconia di una mancanza. Le melodie e le armonie di Mozart si intrecciano con maestria, creando un’atmosfera di solennità e devozione che permea ogni nota dell’opera. Ascoltarlo, soprattutto dal vivo, è un’esperienza che va oltre il semplice ascolto musicale: è un viaggio emotivo e spirituale che invita il pubblico a riflettere sulla vita, sulla morte e sulla speranza nell’eternità, col suo messaggio di bellezza e di consolazione universale.
Ma cosa “rapisce” in questa musica?
Musicalmente, rappresenta un percorso verso la luce, attraverso una prospettiva emotiva e spirituale: la musica stessa trasporta in un viaggio dall’oscurità alla luminosità: inizia certamente con toni di tristezza e lutto, inducendo a riflettere sul peso della morte e della perdita, tuttavia man mano, attraverso il racconto musicale, si avverte una trasformazione emotiva che porta a una consolazione e a una speranza sempre più profonde.
Via via che l’opera prosegue, si possono notare crescenti elementi di luminosità nella composizione musicale: le tonalità più scure e pesanti iniziano a fondersi con motivi più leggeri e luminosi, simboleggiando un percorso ideale verso la luce.
I temi di redenzione
Il Requiem di Mozart affronta quindi temi di redenzione che suggeriscono il superamento delle sofferenze terrene e la transizione verso qualcosa di più grande e di più luminoso: questi temi possono anche essere interpretati come un invito a guardare oltre le difficoltà della vita, verso una dimensione di pace e serenità; la sua conclusione offre una sensazione di speranza e di elevazione, culminando in un momento di bellezza e solennità che suggerisce un’apertura verso la trascendenza.
Energia unica
Assistere ad una esibizione dal vivo del Requiem di Mozart è un’opportunità unica per immergersi completamente nella musica e nel talento di uno dei compositori più geniali di tutti i tempi. Di fatto, è risaputo che l’energia e l’emozione che si sprigionano durante una performance dal vivo sono impossibili da replicare attraverso una registrazione.
La suprema esperienza di immergersi nel Requiem di Mozart si manifesta nell’abbandonarsi completamente alla potenza emotiva della musica, consentendo così alla propria anima di essere trasportata verso un sentimento di elevazione spirituale, grazie al quale al termine ci si sentirà in qualche modo più sereni, consolati e arricchiti nei propri sentimenti.
Valter Borin