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Le storie dei 300 brugheresi prigionieri (e poi tornati a casa) durante la Seconda guerra mondiale: venerdì 8 la presentazione del libro
Venerdì 8 settembre – a 80 anni esatti dall’armistizio che cambiò le sorti dell’Italia e di tanti giovani – Renato Magni e Alessandra Sardi del Collettivo aperto di ricerca storica Papaveri Rossi presenteranno il loro secondo lavoro “Gli anni della guerra: storie di prigionia e deportazione. Brugherio 1940-1945” guidati dalle domande di Fulvio Bella e del pubblico e dalla lettura di alcuni racconti contenuti nel libro.
Se la prima ricerca “Gli anni della guerra: storie di vita e di morte” aveva affrontato le storie dei 108 concittadini che dalla guerra non sono più tornati, in questo nuovo lavoro, in continuita con il precedente, i due ricercatori hanno voluto raccontare le vicende dei più di trecento militari brugheresi deportati o fatti prigionieri nei vari fronti di guerra che, dopo mille peripezie e sofferenze, sono invece tornati alle loro case.
Prigionieri, prigionieri nel mondo.
«Abbiamo raccolto circa trecento nomi e storie di ragazzi e uomini nati a Brugherio o che hanno vissuto qui durante la guerra – spiegano gli autori – cercando di dare continuità alla scoperta e conoscenza di un periodo a noi vicino ma troppo presto dimenticato. Siamo consapevoli che nonostante i nostri sforzi di essere il più possibile precisi, la difficolta nel recuperare la documentazione, a volte anche contraddittoria, rende questa ricerca non conclusiva, ma una base valida per ulteriori approfondimenti e integrazioni. Questo lavoro si e svolto principalmente consultando documenti provenienti dall’Archivio Storico Comunale, dalla Sezione di storia locale della biblioteca civica e dall’Archivio di Stato di Milano, ma anche attraverso la lettura di libri, racconti, lettere e giornali dell’epoca. Abbiamo cercato di descrivere la Brugherio di quel tempo e in particolare del periodo tra le due guerre mondiali, che in gran parte coincide con il ventennio fascista».
«Questa ricerca ci ha catapultati in uno dei momenti più dolorosi della storia italiana, quasi unica rispetto a quella degli altri Paesi belligeranti, perché i nostri soldati divennero prigionieri di tutti i maggiori stati coinvolti nel secondo conflitto mondiale».
Prigionieri degli angloamericani in Africa Settentrionale e Orientale e poi in Sicilia, da dove vennero trasferiti in campi di prigionia sparsi un po’ ovunque nei vasti territori che allora facevano parte dell’Impero Britannico: India, Australia, Sud Africa, Kenya, Egitto, oltre che in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.
Prigionieri dei sovietici durante la disastrosa campagna di Russia, dove molti morirono nel corso di interminabili e penosissime marce di trasferimento o nei campi di prigionia allestiti in fretta e furia nelle lande desolate delle retrovie o nell’est siberiano, dove le difficili condizioni ambientali, la fame e il duro lavoro non lasciarono scampo.
Infine prigionieri dei tedeschi, quando le forze armate italiane si trovarono impreparate all’improvviso capovolgimento della situazione causato dall’armistizio del settembre 1943 e l’ex alleato, diventato improvvisamente nemico, riuscì in pochi giorni a disarmare la maggior parte dei reparti italiani, a catturare tutti i militari che si rifiutarono di combattere al loro fianco e quindi a deportarli nei campi di internamento in Germania.
«Ora che il risultato di più di due anni di ricerca potrà finalmente essere messo a disposizione – concludono i due ricercatori – lasciamo a chi lo leggera il giudizio sulla sua validità, interesse e utilità: da parte nostra abbiamo tentato di ripercorrere quel periodo storico con impegno e passione lasciando a volte la strada principale per percorrere sentieri poco battuti, fatti di storie minori che ci hanno affascinato e arricchito di nuove conoscenze».
Chi vuole seguire il gruppo o comunicare con esso può farlo attraverso la pagina www.facebook.com/papaveri.rossi.brugherio o scrivendo a magni.renato57@gmail.com