Connect with us

Noi Brugherio

L’Arcivescovo Mario Delpini al San Giuseppe: «Ogni generazione scrive il Vangelo»

L'Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, durante l'incontro al teatro San Giuseppe

città

L’Arcivescovo Mario Delpini al San Giuseppe: «Ogni generazione scrive il Vangelo»

«Dobbiamo narrare il Vangelo, ma non semplicemente leggendolo. Dobbiamo raccontare Gesù raccontando di noi». È il cuore del messaggio che l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha pronunciato mercoledì sera nel teatro San Giuseppe. Delpini era a Brugherio per l’ultimo degli appuntamenti della serie “Il ramo di mandorlo”, cinque serate in diverse zone della Diocesi per proporre «racconti e riflessioni per uno stile di Chiesa sinodale e missionaria».

Tutti gli incontri sono disponibili in video sul canale YouTube chiesadimilano: sono destinati soprattutto ai Consigli pastorali e ai “Gruppi Barnaba”, enti che stanno lavorando ora in forma preliminare nei decanati nella linea dell’ascolto e della sinodalità e che acquisiranno concretezza nei prossimi anni, ma naturalmente parlano a tutti i fedeli.

«I Vangeli – ha ricordato l’Arcivescovo – non sono nati con un evangelista che si è messo a scrivere chiuso in una stanzetta». Invece, «i Vangeli sono frutto di una comunità che ha ascoltato». La prima fase di racconto della vita di Gesù è stata orale, finché è emersa la necessità di scriverla, dato che venivano meno i testimoni oculari. E quindi noi leggiamo parole «raccolte da una comunità e ispirate dallo Spirito Santo». Racconti «verificati, non frutto di fantasia come ad esempio le vicende interessanti dei vangeli apocrifi».

Una sintesi «un po’ grossolana», precisa Delpini, per dire però che «il Vangelo non racconta precisamente di noi, ma parla di Gesù in modo che racconti anche di noi». D’altra parte, nei Vangeli, spesso i discepoli «parlano di loro stessi e a volte fanno una pessima figura, ma raccontando di Gesù hanno detto anche di sé e di come Gesù li ha Resi discepoli».

Questo è il consiglio per le comunità cristiane di oggi: «Ogni generazione possiamo dire con un’immagine che riscrive il Vangelo; non basta semplicemente che lo legga». Riscriverlo significa «creare un racconto che racconta anche di me, di noi, di questa Chiesa di oggi». E lo racconta «perché desidera che la nostra gioia sia completa, cioè desidera che la gente di oggi possa ancora rallegrarsi. Desidera che la gente senta parlare di noi che siamo dei pessimi discepoli e di Gesù che ci chiama a seguirlo, così come siamo».

Diventa dunque importante «raccontare le storie di quello che c’è nei nostri decanati perché lì riconosciamo Gesù: riconosciamo la grazia di Dio e vogliamo che gli altri se ne rallegrino».

I nostri racconti «non sono solo per documentare. Sono fatti per qualcosa. Ed è il motivo per cui viene letto il Vangelo». E i tre messaggi al cuore dei Vangeli sono, aggiunge l’Arcivescovo, «chiamare a conversione, offrire consolazione e far memoria della rivelazione».

Il nostro narrare il Vangelo, ha concluso, «non significa soltanto leggere i testi, ma anche raccontare di Gesù raccontando di noi, perché gli uomini di oggi e le donne di oggi siano consolati, siano Illuminati e siano chiamati a conversione».

Continue Reading

More in città

To Top