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Il consiglio della psicologa: «Allenatevi a non rispondere sempre alle domande dei vostri figli»
Sono state molte le domande dei genitori alle psicologhe nell’incontro di martedì 29 novembre, soprattutto in relazione ai test di autovalutazione e in relazione alle schede di suggerimento orientativo scritte dai professori per ciascuno studente.
Ma anche domande, più in generale, sulla relazione con i figli. Come rispondere loro nel periodo di grandi cambiamenti che sono la preadolescenza e l’adolescenza? «Allenatevi a non rispondere», è il suggerimento di Anna Arcari. «I ragazzi – ha precisato – cercano di far rispondere i genitori alle loro domande, cercano di attaccarsi a un appoggio esterno, come quando erano piccoli».
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Ma l’importante «è che imparino a ragionare, perché alla fine, a tante domande, non c’è una risposta giusta e definitiva. Quello che conta è il fatto che i ragazzi si sforzino a ragionare su loro stessi, che imparino a ragionare con la loro testa. Con voi a fianco, naturalmente».
Anche per superare alcune insicurezze, emerse durante l’incontro. «Questa generazione di ragazzi – ha sostenuto Arcari – rischia di puntare tutto sull’idea di come immaginano di dover essere. E quando quell’idea ha un intoppo (se l’amica non mi invita, se quel ragazzo non mi guarda, se su whatsapp una persona visualizza, ma non mi risponde), allora credono di non valere più, di non esistere, di essere loro stessi ad avere qualcosa che non va».
Vedono le relazioni con gli amici «come cartina di tornasole del proprio valore. Mentre noi sappiamo che gli atteggiamenti degli altri possono avere mille motivi che non conosciamo e che non dipendono da noi».
Dunque, per queste insicurezze, «è importante che un genitore affianchi un figlio nelle sue ambizioni, ma è importante anche che sia in grado di ragionare con lui su un piano B. La vita è imprevedibile: magari ci troviamo davanti a un vincolo, ci disperiamo perché ci sembra insuperabile, poi giriamo l’angolo e troviamo qualcosa di ancora più bello».