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Martina Grassia, il basket e lo studio lontano da casa
Martina Grassia, studentessa e sportiva, ci racconta com’è la sua vita tra università e basket, lontano da Brugherio e dalla sua famiglia
Lo sport è lo sport, femminile o maschile non è una distinzione importante. Così come non lo è professionista o amatore, perché prima ancora della celebrità e degli ingaggi, lo sport trasmette valori in chi lo pratica ma anche in chi lo guarda soltanto. Forse non proprio in tutte le realtà, purtroppo, ma nella maggior parte dei casi è così. Oggi, infatti, non parliamo di basket femminile, oggi parliamo soltanto di basket e lo facciamo andando alla scoperta di una giovane che ha lasciato Brugherio per andare a studiare a Viterbo, dove anche la sua passione sportiva ha trovato una nuova casa. Lei è Martina Grassia.
Raccontaci, come è nata la tua passione per il basket?
I miei genitori volevano che mia sorella maggiore praticasse uno sport di squadra, affinché questo l’aiutasse a formarsi nel carattere. Scelsero il basket, sport dove gli scontri fisici sono frequenti e anche robusti. Andando ad assistere alle sue partite, mi è venuta voglia di emularla. Era il mio idolo in fin dei conti. Ho iniziato così, per seguire le sue orme, poi è subentrata la passione e non ho più smesso di giocare.
In quale società hai mosso i primi passi?
Ho iniziato a Sant’Albino, giocando insieme ai maschi, poi sono passata a una squadra femminile, la Geas di Sesto San Giovanni. Quindi dalla scorsa stagione sono passata alla Domus Mulieris, qui a Viterbo, dove studio.
Come sta andando il campionato?
Siamo partite molto male, abbiamo perso un sacco di partite. Poi ci siamo confrontate all’interno dello spogliatoio e siamo riuscite a dare una svolta alla nostra stagione. Da poco abbiamo ripreso a giocare dopo lo stop forzato causa pandemia. Speriamo riuscire a riprendere il filo del discorso che abbiamo dovuto interrompere.
Se non sbaglio sei una ala grande, come va il tiro da 3?
Devo migliorare.
Qual è il tuo punto di forza?
Domanda difficile. Penso sia la difesa. Preferisco difendere anziché attaccare, mi viene più naturale.
Su quale aspetto pensi di dover lavorare maggiormente?
Certamente devo lavorare sul tiro, più in generale devo prendere più iniziativa in attacco, assumermi più responsabilità ed essere maggiormente consapevole delle mie potenzialità.
Queste sono le cose che ti ripete sempre il coach, non è vero?
Si, è così.
Quale è stato per te il momento più bello vissuto facendo sport?
Altra domanda difficile, perché ce ne sono stati tanti. Se ne devo citare uno, dico il terzo posto conquistato alle finali nazionali, nel 2018 con la Geas. Non eravamo tra le favorite, ma arrivammo fino alle semifinali, vincendo poi la finalina terzo/quarto posto. Non so se è il più bello in assoluto, certamente uno dei più belli.
Quale giocatrice del passato ti ha ispirato?
Martina Crippa. La vedevo giocare in Geas quando ero piccola, è a lei che mi sono ispirata.
L’hai mai conosciuta?
Proprio conosciuta no, giocavamo nella stessa società e mi capitava di vederla di frequente.
Hai scelto Viterbo più per lo studio o più per il basket?
Viterbo l’ho scelta in base al percorso di studi che volevo affrontare. Conseguentemente, non volendo abbandonare il basket, ho trovato qui una società che mia ha accolta e grazie alla quale posso portare avanti la mia passione sportiva.
Studi criminologia all’Università degli studi della Tuscia. Come sta andando?
Lo scorso anno ho fato un po’ fatica, vi sono stati tanti cambiamenti nella mia vita che hanno condizionato il mio rendimento. Quest’anno mi sono messa sotto, come si dice, cercando di recuperare un po’ del tempo perduto.
Ma il tuo futuro pensi sia la criminologia o lo sport?
La speranza è di essere una sportiva, arrivare ad alti livelli e fare ciò che amo di più, giocare a basket.