Comunità Pastorale
L’incontro con Nello Scavo: Porti chiusi e muri non fermano i migranti
“Alla politica è richiesto di essere lungimirante e di non limitarsi a cercare soluzioni di corto respiro. Il buon politico non deve occupare spazi, ma avviare processi; egli è chiamato a far prevalere l’unità sul conflitto, alla cui base vi è la solidarietà, intesa nel suo significato più profondo e di sfida… Per perseguire il bene comune di tutti, in quanto bene di tutti gli uomini e di tutto l’uomo”. Così papa Francesco, lunedì 7 gennaio , nel discorso al Corpo diplomatico anticipava i temi affrontati dal giornalista di Avvenire Nello Scavo nell’incontro organizzato, il 10 gennaio, dalla comunità pastorale Epifania del Signore in collaborazione con la Caritas dal titolo “Il Mediterraneo tra conflitti, migrazioni e nuove paure”.
Sicurezza nazionale e identificazioni
Scavo, nato nel 1972 a Catania, collabora dal 2001 con il giornale di ispirazione cattolica. È reporter internazionale, cronista giudiziario, corrispondente di guerra. Nel 2017 da clandestino si è infiltrato in una prigione tenuta dagli scafisti libici. Nell’ottobre 2018 è stato inviato a bordo della nave di Missione Mediterranea attiva nel Mediterraneo. Per una settimana, ad inizio anno, è stato a bordo della nave Sea Watch. «Il fenomeno immigrazione è molto complesso – ha esordito –. Ad esempio si diceva che ritirando le navi di soccorso si sarebbero ridotti gli sbarchi. In realtà si sono ridotti i salvataggi, sacrificando però la sicurezza nazionale. Prima, chi sbarcava veniva subito identificato, mentre ora non c’è più un controllo capillare. Questo ha rivelato la recente inchiesta di Palermo per terrorismo internazionale, che ha coinvolto una organizzazione in Tunisia che portava in Italia stranieri insieme alle sigarette di contrabbando. Almeno 300 sbarchi di questo tipo non sono stati individuati».
La soluzione per le migrazioni
Traffico di esseri umani, commercio di armi, razzismo, povertà, fake news, difesa delle identità nazionali sono stati poi le questioni affrontate da Scavo. «Nessuno ha la soluzione al problema dell’immigrazione. È inutile credere che innalzando un muro o chiudendo i porti la si possa bloccare». Ma il giornalista conferma l’aumento negli anni più recenti del fenomeno immigratorio. Oltre alla guerra in Siria, una delle cause per lui è stata sicuramente la guerra scoppiata da tre anni in Yemen. «Il 90% delle migrazioni africane sono interne all’Africa. Su 500 milioni di persone che vivono nella comunità europea, sono arrivati 1,5-2 milioni di rifugiati. Sicuramente c’è un problema di redistribuzione, ma questo non è solo dovuto a Bruxelles».
Gli arrivi in barcone o in aereo a malpensa
Peraltro, ha precisato, «la maggior parte dei migranti presenti in Italia, non sono arrivati via mare, ma all’aeroporto di Malpensa con un visto turistico». È importante informarsi, ha aggiunto, ed «è nostra responsabilità essere critici e verificare le notizie. L’informazione gratuita è un’illusione. L’informazione è un principio di libertà, ma costa. Toglierle pubblicità perché si contestano alcuni argomenti come il gioco d’azzardo o le indagini sulle armi è un modo per condizionarla».
Persone coraggiose, storie esemplari
Il reporter si rende quindi conto di come il clima in Europa sia cambiato rispetto a solo 20 anni fa. Vede, però, anche dei segni di speranza. Come Oscar Camps, il fondatore di Open Arms. Come Lence Zdravkin, che a Veles vicino a Skopje in Macedonia, sulla rotta balcanica, coinvolge tutto il suo paese nell’accoglienza di 250mila persone. Come l’ex proprietario barese di una azienda produttrice di mine per la guerra in Kosovo, che convertito da don Tonino Bello diventa il principale sminatore dei Balcani. Come il chirurgo dell’ospedale cristiano di Mosul che salva tutti i guerriglieri islamici: primo ha giurato di farlo come medico, secondo perché dice che «noi non siamo come loro».
La soluzione supera la logica dello scarto
È ancora il papa a dire nel suo discorso: “Ogni essere umano anela a una vita migliore e più felice e non si può risolvere la sfida della migrazione con la logica della violenza e dello scarto, né con soluzioni parziali. […] È necessaria una risposta comune, concertata da tutti i paesi, senza preclusioni e nel rispetto di ogni legittima istanza, sia degli stati, sia dei migranti e dei rifugiati”.
Roberto Gallon