Comunità Pastorale
La riflessione di don Vittorino: Ricentriamo la nostra vita sul Natale
di don Vittorino Zoia
parroco della Comunità pastorale
Epifania del Signore
Ancora una volta, il Natale di Gesù è alle porte. Siamo nell’imminenza della celebrazione di quella nascita che è annunciata da sempre come la nascita di Colui che è venuto in mezzo a noi per condividere la nostra vita. Vorrei prima di tutto rileggere con voi le parole riportate sugli auguri del Santo Natale:
Dio si è fatto bambino. Eccolo nella mangiatoia, povero come noi, misero e inerme come noi, un uomo fatto di carne e sangue come noi, nostro fratello. Eppure, è Dio; eppure, è potenza. Dov’è la divinità, dov’è la potenza di questo bambino? Nell’amore divino in cui si è fatto uguale a noi. La sua miseria nella mangiatoia è la sua potenza. Nella potenza dell’amore supera l’abisso tra Dio e l’uomo.
Sono parole di un pastore evangelico morto nel campo di concentramento di Flossenbürg, in Germania.
In questi giorni mi sento dire spesso frasi come “ci daranno la lettera di licenziamento a Natale”, oppure “che Natale è mai questo, se dobbiamo soffrire”, o “quest’anno il Natale lo viviamo nella paura”. Noto che la festa sembra da una parte incombente, annunciata con le luci, le spese, le cene, i pranzi e altro ancora. Dall’altra colgo però una sorta di sfiducia, come se questo Natale dovesse essere una bella pausa. Può essere, ma in realtà il Natale non incide nella vita, soprattutto in una vita di fatica, di ferite, di insicurezza.
Io penso, e lo dico a me prima che a voi, che occorra ricentrare la vita di tutti i giorni su questa buona notizia: Dio si è fatto come noi, è davvero in mezzo a noi. È quel bambino in carne e ossa, come lo siamo stati e lo siamo tutti noi. Ha condiviso la nostra vita. Non risolve i problemi con una bacchetta magica, ma la risolve con quella somma potenza che è anche una somma impotenza: quella di un Dio che ci ama, ci ama fino a perdere la testa per noi.
È un Amore più forte di tutto, più forte del pensiero che la vita non merita, che tutto sommato è un cammino segnato dal male e dalla morte. La speranza di questa nascita, che la Chiesa è chiamata ad annunciare, non è una speranza che si può comprare sulle bancarelle, effimera. È una speranza che diventa roccia, che diventa amicizia incrollabile fin dentro l’oscurità del nostro cammino.
Quando qualcuno mi chiede “Come va?” io rispondo sempre “Va bene”. Non perché non ho problemi: chi non ha problemi? Lo dico perché so che la mia vita è amata da Lui e so che con Lui vale la pena vivere. So che con Lui posso resistere.
L’augurio che vi faccio è che il Natale di Gesù sia davvero questa presenza ritrovata, approfondita, sperata. Una presenza che non si fonda su noi stessi e sui nostri problemi, ma sull’amore incrollabile che vediamo in Dio, dalla nascita a Betlemme fino alla morte al Calvario: un Dio con noi, per sempre.