Primo Piano
Neppure il TgR chiarisce il futuro della scuola (mai costruita) di via Aldo Moro
Ci hanno provato anche le telecamere del Tg Rai della Lombardia, ma continua a non essere chiaro il futuro dell’area dove sarebbe dovuta sorgere la scuola superiore. Martedì mattina a “Buongiorno regione” è andato in onda un servizio di denuncia sulle condizioni di un cantiere avviato nel 2009 e fermo da allora a uno scavo nel terreno. Clicca qui per vedere il servizio (inizia al minuto 20) Secondo i progetti della Provincia di Milano, in via Aldo Moro sarebe dovuta sorgere una scuola superiore. La nascita della Provincia di Monza, il passaggio delle competenze, la mancanza di fondi degli enti hanno fatto sì che il progetto restasse solo sulla carta. Con rimpalli e incroci di responsabilità.
Nel 2016 lo stop di Gigi Ponti
L’ultimo atto è dell’ottobre 2016, quando l’allora presidente della Provincia di Monza e Brianza, Gigi Ponti, mette una pietra sopra al progetto destinando ad altro i pochi e insufficienti fondi accantonati per il progetto. Nelle condizioni in cui versano i conti, affermava, l’obiettivo è «garantire la minima gestione ordinaria: per restare in ambito scolastico ciò si traduce nel fornire il riscaldamento, rimpiazzare gli arredi rotti, assicurare le manutenzioni» delle scuole già esistenti. Fermato il progetto, a Brugherio resta un terreno recintato a cantiere e degradato da anni. Inutilizzabile, sul quale il Comune non può intervenire. Il sindaco Marco Troiano sottolinea che «non cade il ragionamento secondo cui serve una scuola superiore a Brugherio, ma sono saltati i fondi. Ci aspettavamo però – aggiunge – una restituzione rapida dell’area», dopo le notizie dello scorso ottobre. Al TgR, l’assessore provinciale (nel 2009) Andrea Monti, oggi consigliere per la Lega Nord, afferma che «si sarebbe dovuto insistere per la scuola», mentre l’attuale presidente della provincia, Roberto Invernizzi, sostiene di «essersi assunti la responsabilità» di «chiudere la partita» di un «progetto non funzionale».
Due mesi per la rescissione
Ora si attende che la Provincia e l’azienda incaricata dei lavori si accordino per la rescissione consensuale del contratto (era stato assegnato con gara d’appalto) così che il prato torni a disposizione della città. Secondo la giornalista del TgR Alessandra Farina c’è da attendere «un paio di mesi per sapere quanto la Provincia dovrà sborsare per i lavori fatti e per rimettere a posto l’area. Soldi buttati che si aggiungono ai 160mila già pagati per il progetto iniziale».