Cronaca
Grande successo per lo spettacolo della Leonardo “Una serata da non dimenticare”
Giovedì 26 gennaio, presso l’Auditorium civico, quattordici allievi delle classi terze della scuola secondaria di primo grado Leonardo da Vinci hanno interpretato “Quando si aprirono le porte”, uno spettacolo teatrale realizzato per commemorare il Giorno della Memori”.
Con il patrocinio del Comune, la collaborazione dell’Anpi locale (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e il contributo artistico della professoressa Milena Sangalli, il testo è stato tratto dall’omonimo libro di Maristella Maggi. Ne è scaturito un prezioso lavoro di valore didattico e culturale per la regia delle docenti Annamaria Belvedere e Liliana Airoldi.
La storia di Gibillini
In scena la narrazione di fatti realmente accaduti al milanese Venanzio Gibillini, reduce dai campi di concentramento e sterminio nazisti di Flossenburg e Kottern, recentemente insignito dell’Ambrogino d’oro dal Comune di Milano. In una sala al completo, un pubblico commosso e partecipe ha seguito con attenzione la rappresentazione, che ha rievocato il percorso di sofferenza del protagonista durante la Seconda guerra mondiale e l’occupazione tedesca dopo l’8 settembre 1943, dal momento dell’arresto alla deportazione, ai patimenti subiti fino alla liberazione. È emersa una dimensione di tenace resistenza contro gli oppressori nazisti e fascisti, ma anche contro il rischio di perdere la propria umanità. La testimonianza di Gibillini è stata interpretata dagli allievi con grande sensibilità e alto livello di preparazione, interiorizzando intensamente le parti assegnate.
Gioventù e guerra
Il racconto secco, scarno, essenziale, narra di una gioventù distrutta da una guerra spietata e da una prigionia in cui gli esseri umani sono diventati numeri, per arrivare infine alla tanto desiderata libertà e al ritorno a casa. Un ritorno alla luce e alla vita dei salvati, dopo un inferno di terrore e di morte, di fame, di privazioni, di punizioni estreme.
Il significato della pace e della convivenza civile
Alla fine della rappresentazione gli allievi hanno collocato davanti al palcoscenico quattordici badili, simbolo del lavoro forzato, hanno appeso sui manici una cinquantina di fotografie, facendone una mostra sui campi di sterminio, ed hanno lanciato una cinquantina di cartoncini-messaggio, riportanti brani tratti da lettere di condannati a morte della Resistenza, scritti di testimoni diretti, composizioni poetiche di bambini internati nel campo di Terezin, passaggi delle opere di Primo Levi. Da questo spettacolo si comprende cosa è stato lo sterminio di milioni di persone. Da questo spettacolo si comprende il significato della pace e della convivenza civile, come valori da costruire giorno per giorno e da non tradire. È stata una serata toccante da non dimenticare.