Comunità Pastorale
Pranzo dei migranti, storie di barconi e sogni di vita attorno a tavola
Esperienze, culture, religioni diverse, tutte riunite attorno allo stesso tavolo per incontrarsi, conoscersi e condividere. Questa è stata la giornata del migrante vissuta dalla comunità cittadina brugherese lo scorso 15 gennaio. L’evento, coordinato dalla Caritas, ha visto il coinvolgimento di diverse realtà locali, tra cui Croce Rossa, Gruppo Scout, casa Jobel, San Vincenzo, Mutar e le cooperative che gestiscono l’accoglienza a Brugherio. La giornata è iniziata con la Messa delle 11,30 a San Bartolomeo: ha visto il coinvolgimento delle associazioni e di alcuni migranti presenti sul territorio, cui sono stati affidati alcuni dei gesti della celebrazione. E sull’altare, come anche alle 10, era presente una croce fatta con il legno dei barconi che sbarcano a Lampedusa. La festa è poi proseguita con il pranzo condiviso in oratorio San Giuseppe, durante il quale si sono alternate le voci di chi quotidianamente si confronta con le tematiche legate alla migrazione.
Silvia, 2 anni a Lampedusa
«Ero partita per stare a Lampedusa solo 10 giorni. Sono rimasta due anni.» ha esordito Silvia Tempesti, coordinatrice all’interno della cooperativa Il Melograno che gestisce il centro di Maria Bambina. Prima di questa esperienza ha lavorato a Lampedusa nella ludoteca per bimbi migranti voluta da Papa Francesco. «Mamme e bambini arrivavano con il peso e la sofferenza delle loro storie. Ho capito che a me era chiesto semplicemente di accoglierli e tra loro ho capito che questa era la mia strada.» Da lì, il ritorno a Milano e l’impegno a favore dell’accoglienza dei migranti sul territorio. «Attualmente coordino diversi centri e devo dire che raramente capita di vedere una comunità così aperta ed accogliente come quella di Brugherio. Da parte nostra ci impegneremo affinché tutto funzioni per il meglio».
Autogestione dei migranti
Una testimonianza importante anche dalla Cooperativa Aeris, che gestisce i progetti di accoglienza diffusa in città. «Si tratta di un modello di accoglienza che si basa sull’autogestione da parte dei migranti di alcuni appartamenti e strutture» ha spiegato Alessandra «Gli educatori e gli operatori sono però presenti per aiutare a gestire gli aspetti legali e l’inserimento all’interno della realtà locale».
L’attività di Croce Rossa
La parola poi è passata alla realtà di Croce Rossa Italiana, che si occupa di garantire non solo aiuti materiali per la prima accoglienza dei migranti, ma anche servizi come Restoring Family Links, un supporto per aiutare chi arriva in Italia a ricostruire i contatti con le proprie famiglie o gli amici persi durante la traversata o in occasione dell’imbarco.
Mauri e Quassi, dai barconimal centro di Agrate
Una dimostrazione di come l’aiuto portato possa poi tramutarsi in una ricchezza per tutta la comunità sono state le testimonianze di Mauri e Quassi, migranti sopravvissuti alla traversata dalla Libia a Lampedusa. Nonostante le conseguenze fisiche e psicologiche del dramma che hanno vissuto, viaggiando per giorni su barconi fatiscenti sotto il sole, una volta accolti nelle strutture italiane hanno scelto di mettersi a servizio degli altri. «Stavo male, perché avevo perso i miei amici, la mia famiglia e la mia casa. Ma ho deciso di aiutare gli altri, come la croce Rossa aveva fatto con me» ha raccontato Mauri. Memori dell’accoglienza ricevuta, i due ragazzi hanno voluto effettuare il corso di formazione e oggi lavorano come dipendenti nel centro di accoglienza di Agrate.
Troiano: «Il respingimento delle richieste è un tema»
Una storia a lieto fine, che si inserisce all’interno di un contesto dove però non sempre è facile avviare progetti di integrazione, soprattutto per quanti hanno già superato la fase della prima accoglienza. «Il tema di chi ha visto il respingimento della domanda di asilo è sicuramente un tema da affrontare» ha concluso il sindaco, a chiusura della giornata «E ci sono diversi aspetti dell’accoglienza che sicuramente sono migliorabili. Come i Magi, però, ci è chiesto ora di tornare per un’altra strada. Tutti insieme, come comunità, dobbiamo tenacemente, ostinatamente, mostrare che un’altra strada, un altro mondo è possibile, oltre gli slogan e le semplificazioni».