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Il racconto degli Scout: in Calabria a tu per tu con i migranti
L’ integrità dell’uomo di oggi risiede nel saper dare la stessa dignità e lo stesso rispetto ad ogni parere e ad ogni tentativo di espressione, di poter fare delle scelte senza escludere la possibilità di cambiare idea e di saper costruire ponti e non muri.
Un’idea che si è pian piano trasformata in voglia di conoscere ed agire sul nostro territorio affrontando l’evento storico più drammatico di questi ultimi anni, l’immigrazione, a volte considerato il “problema” che fa nascere sempre più pregiudizi tra i pensieri e le parole della gente comune. Pregiudizi che non possono essere semplicemente sfatati a parole,ma ci vogliono esperienze di servizio e di testimonianza concreta. Come gruppo scuot abbiamo così deciso di spingere i nostri passi in una delle terre più a sud dell’Italia: la Calabria. Tra le tematiche affrontate durante l’anno abbiamo raccolto informazioni su come le istituzioni italiane affrontino l’immigrazione. Inoltrandoci poi sempre di più in quelle che sono le realtà sociali che aiutano e ospitano migranti. Incuriositi e desiderosi di conoscere queste realtà, abbiamo quindi scelto di partire alla volta di Reggio Calabria, prima tappa della nostra route. In questa città abbiamo avuto tante occasioni per vedere con i nostri occhi ciò che ci circonda; tra le tante abbiamo avuto l’opportunità di conoscere una comunità islamica, piccola ma molto attiva sul territorio. Hassan è stato la nostra guida e, dopo averci ospitato nella sua Moschea, ci ha passato un messaggio di fraternità e di accoglienza tra le diverse religioni e tra le persone di paesi differenti. Secondo Hassan oggi più di prima è importante conoscere ciò che rende uniche ed essenziali le diverse religioni, in questo caso quella islamica e quella cristiana, che condividono uno stesso messaggio di convivenza pacifica e di amore.
Altra guida e testimone importante è stato Fabio Siclari, un capo scout che presta servizio durante gli sbarchi e nei centri di prima accoglienza. Abbiamo avuto l’opportunità di aiutare durante l’arrivo di 544 migranti, sbarcati al porto di Reggio Calabria il 30 luglio. Ognuno di noi aveva il proprio compito: c’era chi distribuiva acqua, chi merendine e ciabatte, chi accompagnava i malati nella tenda apposita, altri di fare compagnia e scambiare qualche parola con le persone arrivate ed altri ancora che invece si occupavano dell’animazione ai minori. Il nostro ruolo, oltre a dare una mano dove c’era bisogno ed un sorriso per dare conforto, era quello di guardare, guardare e guardare in modo tale da capire in prima persona cosa succede realmente, osservando una realtà genuina non filtrata da giornali e televisione, per tornare a casa ed essere testimoni in grado di sfatare quei famosi pregiudizi.