Comune
Coltivazioni locali: agli inizi del ‘900 la Guzzina era ancora area di vini
A cura della Biblioteca Civica
In tempi di “wine bar” e di enoteche griffate, avere la fortuna di leggere un vecchio annuario vinicolo commuove e vale quasi come una benedizione del cielo. Il più storico di tutti, il “Marescalchi”, ancora sul finire degli anni venti del secolo scorso ignorava Brunello di Montalcino e Franciacorta, conosceva solo bicchieri e calici “marsalati” nella Sicilia occidentale e parlava della Puglia appena per i vini da taglio. Allora, Caserta valeva almeno – enologicamente parlando – come Piacenza. Era un’altra geografia, un modo di bere più sincero. Secondo un altro annuario vinicolo – curato dall’”Unione Italiana fra i negozianti di vini” -, Brugherio (sì avete letto bene, non abbiamo alzato il gomito), produceva ancora nel 1912 ben 486 ettolitri di vino, in gran parte nell’area della Cascina Guzzina. E questo nonostante l’arrivo della fillossera, l’insetto che nel 1879 mise la parola fine alla viticoltura brianzola. Il territorio attualmente occupato dal nostro comune non era insomma, anche a livello storico, estraneo a vendemmie e pigiature dell’uva, se già nel XVI secolo il 44% delle coltivazioni era proprio occupata dai vigneti. Sulla qualità, invece, non sapremmo cosa dire, anche se fonti più o meno affidabili parlano di un vino un po’ acidulo, che mal sopportava l’invecchiamento, adatto ai pasti robusti. Anche a Brugherio, sul finire dell’Ottocento, molte viti erano sostenute dai gelsi, ed infatti si parlava di “vite maritata”. Le viti, comunque, dovevano avere una certa importanza ancora nel 1932 – quando il 19% dei brugheresi lavorava pur sempre nell’agricoltura – se il podestà Ercole Balconi fece affiggere una specifica ordinanza, derivata da istruzioni e circolari ministeriali. In essa si notificava che tutti i produttori avevano l’obbligo di presentare al Comune, tre giorni prima dell’inizio delle operazioni di vendemmia, “apposita denunzia”, in cui indicare i luoghi dove venivano pigiate le uve e quelli di imbottamento, e la “specie dei recipienti dove dovrà imbottarsi