Cronaca
In un nuovo libro, racconti e storia delle nostre scuole
Sabato 1 ottobre, alle ore 16 presso la Biblioteca Civica, si svolgerà la presentazione del libro di Anna Sangalli, maestra brugherese: “A,b,c,d…Brugherio va a scuola”. La pubblicazione, ad opera di Kairós, è stata realizzata nell’ambito delle iniziative per il 150esimo. Dopo i saluti dell’Amministrazione Comunale, si terrà un dialogo aperto con l’autrice e con Aurora Panseri. L’ingresso è libero.
Il testo ripercorre il cammino dell’alfabetizzazione e scolarizzazione avvenuto a Brugherio nel periodo compreso tra la nascita della scuola obbligatoria e il secondo dopoguerra (1809-1945). “Un interessantissimo viaggio, che ha portato a scoprire, attraverso documenti e testimonianze, la storia di una comunità che, se pur povera e da secoli frazionata, è riuscita a ritrovarsi e riconoscersi unita nella volontà di progettare un futuro migliore”, così l’autrice racconta le proprie ricerche, durante le quali ha intervistato decine di anziani, raccogliendo fotografie, lettere e quaderni di scuola, e consultato in modo sistematico archivi e biblioteche.
La maestra Sangalli ha infatti saputo integrare in modo organico i dati e gli eventi storici con gli aneddoti e i ricordi degli scolari del passato, ricostruendo e consegnando alla memoria un mondo che oggi rischierebbe altrimenti di essere dimenticato.
Ad esempio Piera, classe 1922, ricorda gli anni delle elementari: “Ho frequentato la scuola fino alla V elementare e anche se non ero brava, sono sempre stata promossa perché la mia maestra e le mie compagne mi hanno aiutata. Appartenevo ad una famiglia numerosa, ero la quattordiesima figlia. La cartella di fibra che io usavo era già passata di mano a diversi fratelli. Era senza coperchio e io dovevo stare attenta che correndo, quaderni, matite, penne, e pennini non andassero a finire per terra. Non ho mai avuto una scatola di matite colorate, ma solo mozziconi, resti di chi mi aveva preceduto. Il sabato però andavo a scuola tutta orgogliosa: avevo la cartella che mio fratello usava per portarsi al lavoro il pasto del mezzogiorno”.