Cronaca
50 anni di Edilnord, come cambia il quartiere dei milanesi costruito da Berlusconi
La pubblicità dell’epoca lo definiva luogo “dove l’autunno finisce dopo e la primavera comincia prima”. Un’oasi a due passi da Milano: “Centro residenziale che piace ai milanesi” e “Per andarci non è un problema e presto ci sarà la metropolitana”. Nasceva con questi slogan, nel 1966, l’Edilnord, grazie all’allora imprenditore edile Silvio Berlusconi. Nel 1966, la stazione di Cologno Nord ancora non c’era: sarebbe arrivata nei primi anni ‘80. Per ovviare al problema, le pubblicità prometteva ai residenti addirittura un pullman, a loro riservato, con 12 corse giornaliere dal comprensorio a piazzale Loreto.
Oggi il quartiere si appresta a festeggiare i 50 anni, domenica 22 maggio, con una giornata di musica, giochi per bambini, aperitivi, arte, mongolfiere, mercatini, addirittura la conclusione con i fuochi artificiali. E lo special guest Leonardo Manera, a lungo residente.
Il dottor Sordi: eravamo più milanesi che brugheresi
Tra i primi ad arrivare all’Edilnord c’è Luciano Sordi, medico e pediatra del quartiere. «Quando mi sono trasferito qui, nel 1966, la costruzione degli edifici non era stata terminata: c’era ancora una cascina, che poi sarebbe stata abbattuta. Ricordo che ogni tanto veniva Berlusconi in lambretta a vedere come procedevano i lavori». Il principale punto di aggregazione per le persone di tutte le età, aggiunge, «era il Club sportivo, con piscina e varie strutture. Il quartiere e soprattutto i giovani hanno molto risentito della sua chiusura. Negli anni ‘60 tantissime erano le famiglie con bambini piccoli, nel tempo la presenza di giovani e bambini è andata diminuendo». Numerosi erano poi «i negozi di tutti i tipi, che si trovavano soprattutto sotto ai portici, ora sono stati quasi tutti chiusi ed è rimasto solo un supermercato. L’Edilnord è sempre stato un quartiere abbastanza separato dal resto di Brugherio, più legato Milano».
Don Gianni: Li chiamavano “Quelli dell’Edilnord”
«Nei primissimi anni ‘70, quando è stata avviata la Parrocchia di San Paolo – ricorda lo storico parroco, don Gianni Calchi Novati –, l’Edilnord era vista come un corpo estraneo dai brugheresi che abitavano fuori dagli “steccati” del quartiere stesso. “Quelli dell’Edilnord”, era il modo con cui a loro alludevano i brugheresi» La semplicità, aggiunge, «unita a una grande intelligenza pastorale del primo parroco, padre Michele Raffo, ha tessuto a poco a poco una trama di rapporti tra le persone native di Brugherio e le famiglie che abitavano in via Volturno 80, attutendone le riluttanze e iniziando, per lo meno, una conoscenza reciproca». Don Pietro Spreafico poi, «con la sua esuberanza e la sua straordinaria capacità di educatore di ragazzi e giovani, ha aiutato moltissimo questo affiatamento, perché i ragazzi non avevano preclusioni con nessuno e questo ha smontato anche le perplessità degli adulti». Anzi, «tantissimi genitori sono diventati dei seguaci dei due sacerdoti, che tra loro vivevano una evidente stima reciproca. Insomma, si volevano bene!» Don Gianni, arrivato nel 1982, ha trovato «la tavola già apparecchiata, e non ho fatto altro che sedermi a tavola, a continuare il cammino già tracciato e, in parte, anche intrapreso». La chiave che ha aperto le porte all’integrazione delle due realtà, l’Edilnord e Brugherio, conclude, «è stata la vita della Chiesa: qui veramente tutti possono trovare la propria casa! Oggi la divisione è solo per i poveri postini, che devono destreggiarsi a trovare i destinatari della posta tra 2500 persone, tutte in via Volturno 80».
Opinione condivisa da Antonio Mandelli, residente dal 1972: «Il quartiere era abitato soprattutto da giovani famiglie con bambini provenienti da Milano, era visto come un’enclave chic esterna alla città». C’era un clima «giovanile e di fermento – aggiunge – nel tempo è nata una rete di rapporti tra gli abitanti. Era infatti una zona particolarmente adatta per i bambini grazie alla presenza della scuola materna, elementare e del parchetto. La parrocchia ha rivestito un ruolo importante nella formazione della comunità».