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“Fuocoammare” nuovo sguardo sugli sbarchi di Lampedusa al San Giuseppe

Cultura

“Fuocoammare” nuovo sguardo sugli sbarchi di Lampedusa al San Giuseppe

In proiezione al cinema San Giuseppe il film di Gianfranco Rosi dal titolo: “Fuocoammare”, in programma per lunedì 9 maggio alle ore 21,15, rientra nell’ambito delle iniziative della Festa dei popoli.

Al centro l’isola di Lampedusa
Il campo d’azione del regista è l’isola di Lampedusa, che da qualche anno è tristemente nota per il problema degli sbarchi di clandestini e dell’accoglienza dei migranti.
«Ero arrivato sull’isola alla fine del 2014 per girare un corto che mi aveva chiesto l’Istituto Luce – spiega il regista in una dichiarazione riportata da Claudio Mereghetti sul Corriere della Sera –. Ho impiegato più di un mese per capire che non potevo farlo, poi l’incontro casuale con il medico legale Pietro Bartolo – avevo preso una brutta bronchite – e con le storie che ha raccontato, mi ha aperto gli occhi: dovevo fare un’altra cosa».
Il film racconta l’isola, i suoi abitanti, il problema degli sbarchi. “L’obiettivo di Rosi – scrive Mereghetti nell’articolo che il San Giuseppe propone ai propri spettatori come chiave di lettura del film – è quello di raccogliere volti e personaggi: il piccolo Samuele che preferisce la terra all’acqua, gioca con la fionda e deve imparare come resistere al mal di mare; Pippo, il dj di Radio Delta che manda in onda le canzoni e le dediche scelte dai lampedusani; la zia Maria, che venera Padre Pio; e poi il pescatore subacqueo di ricci, lo zio Francesco che invece pesca nell’Atlantico, la nonna Maria che prepara la pasta con i calamari per Samuele”. «Quando scopro – prosegue il regista – filmando Samuele, che ha “un occhio pigro” non posso non pensare alla “pigrizia” del nostro sguardo, che osserva quel che succede a Lampedusa un giorno o due e poi dimentica in fretta».

“Anche i campi d’accoglienza – conclude Mereghetti – sono filmati con pudore e rispetto. Non c’è mai voyeurismo nelle
immagini di Rosi, piuttosto lo sforzo di mostrare quello che occhi troppo ‘pigri’ fingono di non vedere. Grazie a un cinema che si identifica per prima cosa in uno strumento di conoscenza e non di propaganda o di assoluzione e condanna”.

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