Comunità Pastorale
Giubileo degli sportivi, misericordia nello sport
Una porta santa aperta per tutti gli sportivi, dai bambini delle squadre di periferia, fino ai campioni iridati. È quella della basilica di sant’Ambrogio che lunedì 22 febbraio è stata spalancata dal cardinale Scola alla presenza di centinaia di atleti, in occasione del Giubileo degli Sportivi. La celebrazione ha voluto mettere al centro il tema della misericordia vissuta nello sport, sia attraverso la preghiera che attraverso testimonianze concrete. Spiccano in particolare quella dei giocatori del Plata Rugby Club che durante la dittatura del generale Videla, combatterono per la loro vita e sostituirono uno a uno i compagni uccisi, e quella del più celebre Jesse Owens, che fu aiutato nelle qualificazioni olimpiche dall’avversario Luz Long, atleta della squadra tedesca.
«Abbiamo molto apprezzato la scelta di raccontare queste due storie» racconta la delegazione del CGB che ha partecipato alla celebrazione «Nel primo caso abbiamo visto davvero un esempio di costanza e di fedeltà nei confronti della propria squadra, anche a costo della propria vita. Nel caso di Long, invece, ci ha colpito la lealtà verso l’avversario, capace di trasformarsi in una vera amicizia». L’arcivescovo è poi intervenuto con una riflessione sulla parabola del buon samaritano, rivolgendosi sul finale agli allenatori, sottolineando l’importanza di queste figure sia per l’educazione dei più piccoli, sia per l’integrazione tra culture diverse. «I ragazzi guardano continuamente a voi. Dovete essere uomini e donne veri, vivere lo sport come costruzione intera dell’umano, come aspetto che unifica» -ha sottolineato Scola- «Questa responsabilità, dai campioni alla base, riguarda ciascuno, perché attraverso lo sport passa la capacità di relazione. Abbiamo bisogno dell’amicizia che rompe il terrore – come quella dei tempi della celeberrima vicenda di Jesse Owens –, ne ha bisogno il nostro Paese intero».