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Operazione della Polizia locale, sequestrate tonnellate di rifiuti

Cronaca

Operazione della Polizia locale, sequestrate tonnellate di rifiuti

Il comandante Pierangelo Villa la definisce «la più grande operazione di tutela ambientale a Brugherio degli ultimi 30 anni». Conclusa nei giorni scorsi, ha portato al sequestro di un capannone di 400 metri quadri e di un’area in viale Lombardia al confine con Cologno piena di materiale di dubbia provenienza. Le indagini da parte della Procura proveranno ora a collegare i sorprendenti elementi svelati dalla Polizia locale: decine di sacchi di rifiuti, un camion lussemburghese che non risulta registrato in alcuno Stato, una cartiera in regione, un’azienda bresciana chiusa da anni e gestita da un cinese irreperibile, solo per citarne alcuni. «A seguito di una serie di circostanze – spiega il comandante della Polizia Locale, Pierangelo Villa – abbiamo posto la nostra attenzione sull’area ora sotto sequestro. Per la sua conformazione, non è immediatamente visibile dalla strada: ciò ha permesso a qualcuno di accumulare, nel tempo, un migliaio di tonnellate di rifiuti sia a cielo aperto che in un capannone». Ma a quanto pare, non si tratta dell’incuria di un privato o di un’azienda che, non avendo spazio, hanno trovato un magazzino alternativo.

Rimorchio fantasma
I vigili hanno infatti assistito a uno scarico di materiale realizzato, a quanto raccontano, con un muletto da un rimorchio di 15 metri. Quest’ultimo, immatricolato in Lussemburgo e in seguito radiato per l’esportazione. Non è una pratica insolita, ed è legale: si cancella un veicolo dagli elenchi di una nazione, per poi riimmatricolarlo in un’altra. «Questo secondo passaggio però non è mai avvenuto – precisa Villa – e dunque il bilico era una sorta di fantasma per l’Italia. Per scoprirne l’origine lussemburghese si sono resi necessari tre giorni di indagini». Questo dettaglio ha convinto ancor più i vigili della necessità di approfondire le indagini.

Un cinese senza identità
Hanno così scoperto che buona parte del materiale scaricato, in sacchi bianchi da mille chili l’uno, è probabilmente “pulper”, vale a dire un residuo della produzione della carta ritenuto “rifiuto speciale” il cui smaltimento, presso gli inceneritori, ha un costo non indifferente. Da una ricerca in internet, sembra che si aggiri intorno agli 80 euro a tonnellata. «Aspettiamo le analisi per confermare l’ipotesi del pulper – avverte il comandante -, ma non dovrebbero esserci sorprese». Per di più, formalmente, quei sacchi non sono rifiuti, ma prodotto venduto a un’azienda di Brescia, sostengono i vigili, che però risulta chiusa dal 2012. Il titolare, e quindi proprietario dei rifiuti, sarebbe un uomo di nazionalità cinese irreperibile al censimento. Un altro fantasma. «Non si comprende – aggiunge Villa – cosa avrebbe potuto fare di quel materiale mal accatastato, né sappiamo dire da quanto fosse lì». Così come è da chiarire la posizione del proprietario del capannone.

Nessun pericolo per la salute e per la falda
Ce n’è abbastanza per approfondire le indagini e capire se si tratta solo di una discarica abusiva o se c’è qualcosa di più. Intanto il rimorchio e l’area sono stati posti sotto sequestro. La nota positiva, conclude Villa, «è che i rifiuti a una prima analisi non sembrano essere dannosi per le persone, né sembra abbiano inquinato l’area, il terreno o la falda».

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