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Noi Brugherio

150esimo, Lo spettacolare sciopero dei dipendenti Marzotto

Comune

150esimo, Lo spettacolare sciopero dei dipendenti Marzotto

a cura della Biblioteca Civica

La gloriosa storia industriale di Brugherio è stata anche storia di forti conflitti sindacali, che hanno visto spesso le “maestranze” inscenare proteste clamorose o prolungate forme di astensione dal lavoro. Tutto ciò in un periodo in cui il Pil italiano cresceva a doppia cifra, grazie ad aziende manifatturiere che già in un’epoca poco globalizzata investivano nell’export, fautrici tra l’altro di una gestione delle relazioni sindacali dinamica ma anche molto aggressiva e disinvolta.

Cinquecento biciclette in corteo fino a Milano
Una delle più spettacolari manifestazioni che videro la nostra città scendere in piazza si svolse venerdì primo settembre 1961, quando 500 lavoratori (la cui stragrande maggioranza erano donne) della Marzotto di Brugherio formarono una lunga colonna di biciclette per recarsi a Milano, fino al centralissimo Corso Matteotti, dove aveva sede proprio la direzione generale della “baronia laniera”. Il plotone di ruote e gonne fruscianti partì da Brugherio quando era ancora buio, arrivando a colpi di pedale nel cuore del capoluogo poco prima delle 9, trovando a fatica un varco nel congestionato traffico cittadino.

Chiedevano cottimi e premi di produzione
Armate solo di fischietti e di decine di cartelli, le lavoratrici rivendicavano con i sibili ciò che era stato già concesso da alcune aziende tessili italiane, cioè la rivalutazione dei “cottimi” e il premio di produzione. In pratica, si chiedeva che la retribuzione fosse commisurata alla quantità del lavoro svolto (visto che i ritmi richiesti crescevano sempre più) e che venisse allineata a quella dello stabilimento principale del gruppo, situato a Valdagno (Vicenza), dove le paghe erano superiori del 20 per cento.

Un anno dopo è chiusa la sede locale dell’azienda
La Marzotto, però, aveva già deciso di concentrare l’attività in poche sedi, più avanzate sul piano tecnologico, e l’anno successivo chiuse la fabbrica di Brugherio. Lo sciopero, che fu come quelli degli anni precedenti sempre duramente contestato dai parroci di Brugherio e S. Albino, cominciò comunque ad incrinare la politica degli industriali lanieri, che stipulavano accordi differenti e separati in tutte le province dove avevano unità produttive.

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