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A teatro con NoiBrugherio, musica blues e diritti civili: «Non si può arrestare una canzone»

Cultura

A teatro con NoiBrugherio, musica blues e diritti civili: «Non si può arrestare una canzone»

Una serata di teatro canzone, per ascoltare uno dei più celebri bluesmen italiani che racconta, attraverso la propria musica, la lotta per la libertà. Da Martin Luther King a Barack Obama. Dall’america rurale a casa nostra.
È la proposta (martedì 27, ore 21) di NoiBrugherio, che dopo “Musicantimafia” e “Diario di un alpino” torna ad aprire il sipario del teatro San Giuseppe per una serata speciale. L’ingresso a 5 euro consente un’ampia partecipazione, la speranza è che i lettori non si lascino sfuggire l’occasione. Poggi è un gigante nel suo campo, il tema non potrebbe essere più d’attualità: da mesi il tema delle migrazioni, dell’incontro, del meticciato riempie le prime pagine dei giornali. Alla serata, inoltre, sarà presente anche un banchetto con volontari e responsabili dell’associazione Kairós e della redazione di NoiBrugherio, disponibili a confrontarsi con i lettori e a raccogliere le promesse di aiuto che servono per consentire al giornale di riprendere le pubblicazioni anche nel 2016.

Musica di libertà
«Il soffio della libertà è una marcia nelle canzoni e nelle storie che hanno accompagnato i neri nella lotta per la loro e la nostra libertà». Si esprime così Fabrizio Poggi, bluesman italiano tra i più apprezzati a livello nazionale e non solo, descrivendo “Il soffio della libertà”, la performance in cui si fondono storie di vita e di musica sul sentiero delle lotte anti-segregazioniste sostenute dagli afro-americani tra gli anni 50 e 60. “We shall overcome someday”, cantavano negli assolati campi di cotone all’inizio del XX secolo nei campi del Mississipi, uomini e donne di etnia africana: «Un giorno vinceremo tutto questo» ed è questo il messaggio che il “Soffio della libertà” riporta sul palco attraverso la fisarmonica di Fabrizio Poggi e la chitarra del cagliaritano Enrico Polverari.

«I neri, infatti – ricorda il musicista lombardo – hanno fatto la rivoluzione riempiendo le chiesette nel sud degli States delle loro voci e le strade delle loro canzoni».
E musica e lotta civile sono stato il filo conduttore che si è dipanato attraverso tutta la performance sulle strade del blues e dello spiritual incentrate, come ha detto Fabrizio su «quelle armi potentissime che sono sempre state le canzoni della lotta anti-razzista» e che hanno accompagnato la lotta dalla schiavitù alla libertà.

«Quando la mia testa sarà piegata dalla sconfitta voglio che Gesù cammini con me», traduce un celebre canto Fabrizio Poggi sottolineando la forte caratterizzazione cristiana di questi potenti movimenti culturali che hanno cambiato il volto dell’America nella seconda metà del secolo passato. Ma «c’è ancora tanta strada da percorrere per realizzare il sogno di Martin Luther King – ha detto Fabrizio – ma io non ho perso la speranza». Sì, perché «puoi mettere in galera tutti quelli che cantano una canzone. Quello che non puoi fare è mettere dietro alle sbarre una canzone.».

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