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Fabio Zanin: «Divento sacerdote per i ragazzi»

Comunità Pastorale

Fabio Zanin: «Divento sacerdote per i ragazzi»

Per Fabio Zanin è un momento importante, non solo dal punto di vista spirituale. Il raggiungimento di un traguardo, la penultima tappa prima della consacrazione a sacerdote, prevista per l’11 giugno 2016. Oggi, sabato 26 settembre, nella cerimonia al Duomo di Milano, il 24enne seminarista brugherese diventa diacono transeunte. «Questo traguardo segna l’inizio del fare sul serio la cosa per cui mi sono preparato. Gli studi li ho conclusi, e ora andrò a sostituire un prete nella Parrocchia che mi verrà assegnata, sabato, domenica e lunedì. Il diaconato è un traguardo, ma la pienezza è il sacramento dell’ordine presbiterale» ci racconta nei giorni precedenti l’ordinazione.

La scoperta di una vocazione
Dopo un’intera adolescenza passata sui campi dell’oratorio San Giuseppe, per Fabio è arrivato un momento atteso da anni: «L’hanno scoperto prima gli altri di me che sarei diventato prete – scherza. In realtà l’ho scoperto nell’estate tra la quarta e quinta superiore, dopo un’esperienza completa di oratorio estivo e campeggi. Ci sono tanti modi di stare in oratorio, e sono tutti belli, ma lì ho capito che il mio era quello di starci da prete, e accompagnare la crescita spirituale dei ragazzi». E così, dopo la maturità al liceo scientifico Banfi, per Fabio è arrivato il momento di lasciare la città e l’oratorio che l’avevano cresciuto, per intraprendere il cammino verso l’ordinazione nel Seminario di Venegono.

L’impegno in seminario
Gli studi teologici e la vita nel Seminario, per cinque anni si sono accavallati alle prime esperienze più concrete da seminarista: i primi due anni a Figino Semenza, in provincia di Como, il terzo e quarto anno a Besana Brianza e il quinto ed ultimo a Milano, nella parrocchia Madonna di Fatima, nel quartiere Vigentino.

Sul campo
Ogni esperienza, diversa per vari motivi, ha lasciato qualcosa a Fabio: «A Figino è stato bello perché ho conosciuto per la prima volta i ragazzi da un altro punto di vista. A Besana, dove ho iniziato nel 2012, dopo la vestizione, ero in una Comunità pastorale con sei parrocchie; un’esperienza che mi ha formato e mi ha fatto imparare molto, grazie anche a don Massimo, prete giovane e molto organizzato che mi ha dato i pilastri per organizzare la vita su più parrocchie. Quella di Milano – prosegue –, è stata l’esperienza più completa e più bella. Ho fatto quello che negli anni avevo imparato dagli altri preti, insieme a don Claudio, parroco molto bravo e amante dell’oratorio».

A Brugherio
In mezzo a queste esperienze, anche due estati da seminarista nell’oratorio che l’ha cresciuto e formato piritualmente, il San Giuseppe: la prima nel 2012, e la seconda quest’anno. «Qui a Brugherio è stato molto bello. A differenza del 2012, quest’anno non conoscevo molti ragazzi e adolescenti. Ma il tandem con Veronica Cavallucci è stato molto bello, così come il rapporto con gli animatori ’99 e 2000». In queste estati “in casa”, Fabio ha così potuto sperimentare le differenze tra animatore e seminarista: «Da animatore aiutavo un po’ il prete, ma con un ruolo più organizzativo. Da seminarista, anche se la prima volta avevo solo 19 anni sono diventato educatore degli animatori. Occuparsi quindi non solo delle cose pratiche, ma anche della motivazione e soprattutto dello stile degli animatori, che prima non era e non poteva essere la mia preoccupazione. Anche se al centro, restano comunque i ragazzi dell’oratorio».

Prete per i ragazzi
E sono poi i ragazzi il motivo che l’ha portato su questa strada: «Divento prete per i ragazzi e per il fatto che loro crescano con lo stile giusto», racconta ancora Fabio. Senza dimenticare che, in particolare nell’adolescenza, sono stati decisivi e ispiratori per la sua scelta, don Davide Milani e don Alessandro Maggioni. «Don Davide per i primi tre anni della mia adolescenza, don Alessandro per i restanti – rivela Fabio. Se uno diventa prete è anche perché incontra dei testimoni felici come quelli che ho incontrato io».
L’ordinazione diaconale è quindi il coronamento di cinque anni densi, ricchi di momenti che hanno formato il prete che Fabio diventerà: «Alcuni momenti negativi negli oratori incidono sullo stato d’animo, ti fai delle domande su cosa non è andato bene. Ma sono cose che giovano, ti fanno pensare. I momenti positivi ci sono stati da tutti i punti di vista, e mi è anche piaciuto studiare».

Cosa succede ora
I prossimi nove mesi per Fabio, in attesa dell’11 giugno, saranno una sorta di “tirocinio”: tre giorni in oratorio e quattro in Seminario, il luogo che è stato casa sua per cinque anni; un luogo «che ogni tanto va un po’ stretto. Se ti deve formare a diventare prete, il Seminario ti spinge a uscire, in senso positivo».

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