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Caritas: «Corresponsabili tutti dell’accoglienza»

Cronaca

Caritas: «Corresponsabili tutti dell’accoglienza»

di Matteo Moraschini Filippo Magni

Sembrano infondate le voci di nuovi arrivi di migranti in città. La conferma giunge da più fonti, informali in quanto l’unica voce autorizzata sarebbe la Prefettura, che però non si esprime quasi mai in merito. Fa seguito alle notizie, diffuse in città e a questo punto non corrette, di probabili nuovi ingressi presso l’ex oratorio di Maria Bambina che ospita una quindicina di richiedenti asilo. Probabilmente le notizie di nuovi arrivi in Brianza hanno fatto immaginare un aumento dei profughi brugheresi, ma sembra proprio che non sarà così.

Lavoro nelle associazioni
Prosegue l’integrazione di chi è qui ormai da otto mesi, imparando l’italiano e attivandosi (non tutti, ma una parte) nelle associazioni locali. Capita di vedere i migranti ad esempio sui furgoni di Brugherio Oltremare, impegnati nella raccolta di rottami e nel loro corretto smaltimento presso il deposito di via Galilei. Il modello brugherese, che prevede la presenza di poche unità di persone, è stato indicato come ideale anche dalle Caritas della Lombardia, che hanno diffuso mercoledì un documento in proposito. «Presenze di poche unità – scrivono – nelle nostre comunità parrocchiali, favoriscono un approccio più sereno da parte della popolazione, una convivenza più accettata e sostenuta dal volontariato». Il problema va affrontato, in primo luogo, aggiungono, perché «il flusso migratorio che ci sta mettendo in affanno non si arresterà facilmente. Finché permarranno le iniquità all’origine di ogni male sociale», come il «terrorismo islamico», e come «l’accaparramento delle terre» l’Europa «sarà oggetto di una pressione continua». In secondo luogo, perché «la nostra fede nel Dio incarnato ci impedisce distinzioni tra gli esseri umani».

Controlli più rigorosi
Le Caritas chiedono anche «procedure di controllo più rigorose rispetto agli Enti cui viene affidata la gestione di strutture» e si dichiarano critiche verso i «deficit organizzativi» quali l’«insopportabile» tempistica della burocrazia e «la debolezza dei meccanismi di rimpatrio per chi non ha i requisiti». Il documento, firmato anche da monsignor Erminio de Scalzi come delegato della Cel (Conferenza episcopale lombarda) non manca di denunciare «fuorvianti campagne mediatiche che soffiano sul fuoco della paura e che tolgono lucidità all’opinione pubblica» e «l’immoralità di una certa retorica politica che paventando “invasioni”, definendo ogni profugo come “clandestino” finisce per autorizzare il cittadino a non sentirsi corresponsabile nell’ accoglienza».

Lombardia e Brianza: è qui il 9% dei profughi
Dopo l’arrivo sulle coste italiane, il viaggio dei migranti prosegue verso le regioni, dove vengono accolti nelle strutture temporanee. Sono in tutto 1.657: di queste, 262 si trovano in Lombardia. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, a febbraio 2015 gli immigrati accolti in regione erano 5.863, ovvero il 9% dei 67.128 totali a livello nazionale.
In provincia di Monza, le strutture che accolgono sono 51, in 23 Comuni: Aircurzio, Arcore, Bernareggio, Besana, Brugherio, Burago, Caponago, Carnate, Cavenago, Cesano Maderno, Lesmo, Limbiate, Lissone, Macherio, Mezzago, Monza, Ronco Briantino, Seregno, Seveso, Sulbiate, Usmate Velate, Villasanta, Vimercate.
Attualmente, le persone ospitate sono 431. Sono in maggior parte uomini (421 contro 10 donne), hanno un’età compresa tra i 25 e i 35 anni, e arrivano prevalentemente da Nigeria (22%), Mali (16%) e Pakistan (11%). Una piccola minoranza proviene da Afghanistan (2%), Guinea (2%) e Siria (1%). In totale sono state 869 le persone prese in carico, da marzo 2014 a maggio 2015, dalla rete territoriale. Circa la metà quindi, ha lasciato le strutture di accoglienza.
                                                                                                                                                                                                      Caritas Monza e Brianza

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