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Noi Brugherio

Gianluca Fratantonio, un sogno avverato: a Parigi restauro opere d’arte

Cronaca

Gianluca Fratantonio, un sogno avverato: a Parigi restauro opere d’arte

Da New York, all’Olanda fino ad approdare a Parigi. Gianluca Fratantonio, classe 1972, restauratore di opere d’arte, tele e affreschi è un giovane concittadino che si è fatto strada ed è riuscito a portare nel mondo il nome di Brugherio. Ora vive in Francia ma non dimentica le sue origini brianzole ed è molto legato alla nostra città perché qui vive ancora la sua famiglia. Ci racconta com’è la vita di un restauratore, in mezzo alle opere d’arte.

Moncucco e De Pisis
Sono originario di Brugherio e torno in città circa due o tre volte l’anno. Ho frequentato il liceo a Milano, poi ho studiato a Firenze restauro e sono tornato a Brugherio e quindi a Milano. Di Brugherio mi piace la dimensione, la possibilità di trovare piccoli gioielli nascosti e spesso ignorati come il tempietto di Moncucco, e la villa adiacente. La mescolanza di piccole fabbriche, la disomogeneità data dai palazzi costruiti durante il boom e campi… Ero molto affascinato dalla Biblioteca comunale e dalla Bocciofila del Circolo San Bartolomeo che stava di fronte quando ero più giovane e, poi De Pisis; andavo da due anziani barbieri nella piazza della chiesa che mi raccontavano storie e qualcuna di queste storie era sul pittore De Pisis che fu per anni ricoverato a Villa Fiorita e che per un po’ di vino e cibo regalava le sue opere… Quando mi capita di tornare a Brugherio mi piace prendere la bicicletta e andare per campi anche se ne rimangono pochissimi; da piccolo facevamo il bagno nei canali d’irrigazione e vivevamo per strada noi bambini… e poi verso le cave di sabbia dove ora sorge il Parco Increa. Ma esploravo anche queste zone un po’ dimenticate dalla speculazione immobiliare tra Brugherio e Carugate, Brugherio e Cernusco… sempre in due sulla bicicletta! Mi piaceva la dimensione avventurosa di quelle lunghe pedalate verso una specie di nulla, comunque romantico.

A New York l’11 settembre
Alla fine del 1999 andai a vivere a New York, città che mi ha marcato moltissimo e che amo come un membro della famiglia. Una città dove rischi sempre e quindi impari a vivere e a sentirti vivo. Ho anche vissuto da lì l’11 settembre e la reazione dei newyorkesi di cui conservo un ricordo speciale. Un forte senso di umanità, di rispettosa commozione che non mi aspettavo da una società descritta come individualista ed egoista. Io adoro la gente di New York, la loro vitalità e la libera follia sono incredibilmente contagiose. Nel 2003 ho cominciato a frequentare Parigi e a collaborare con altri restauratori, ho fatto cosi un po’ di vita in Francia. Fino a tre anni fa, quando mi ci sono trasferito quasi definitivamente. Ma ho lavorato anche in Olanda, il Paese più organizzato, efficace ed equo nel quale abbia passato del tempo, e sono spesso tornato a New York. Tornando a Parigi mi viene da dire che è una città strana, molto bella e con tantissime proposte culturali, artistiche, musicali ma viverci è duro. È una città spesso dal cielo grigio, molto cara e i parigini vanno decifrati, anche se non sono cattivi come sembrano.

La vita a Parigi
A Parigi abito sopra Belleville: un quartiere che adoro. Sei in cima alla collina tra due grandi parchi, in una zona molto popolare: ci vive tutto il mondo. Cinesi, arabi, ebrei, africani, vietnamiti, molti vecchietti parigini gli uni sopra gli altri ma senza grosse tensioni. Dalla mia via c’è una delle vedute più belle della città, l’atmosfera del quartiere è di un piccolo villaggio dove tutti si conoscono.

Lavoro per passione
Sono restauratore d’opere d’arte, tele e affreschi. Come un medico si prende cura di un paziente malato, io mi occupo di restaurare delle opere che hanno delle patologie che possono essere legate al degrado dei materiali costitutivi, incidenti che possono essere accaduti o semplicemente alterazioni dovute a cause diverse. Collaboro con l’atelier Arcanes di Cinzia Pasquali. Ho iniziato a lavorare con lei in occasione del restauro dei dipinti della volta della Galleria degli Specchi della reggia di Versailles. Sempre con Cinzia Pasquali ho lavorato su opere di Tiepolo, Charles Le Brun e Keith Haring.

Vivere tra le opere d’arte
In questo momento sono in atelier, dove mi occupo di numerosi dipinti che vengono da musei, collezioni private o gallerie. Stiamo anche restauraurando la Chancellerie d’Orleans, un antico palazzo della banca di Francia. Tempo fa mi sono recato a Le Puy en Velay per rispondere a una gara d’appalto per delle opere del Museo della città. Ho detto a tutti, dal direttore del museo, all’ archivista, al barista e al direttore dell’albergo dove stavamo che ero di Brugherio e che noi brugheresi siamo gemellati con loro, suscitando un po’ di sorrisi: Brugherio pronunciato in francese fa un altro effetto.

Un progetto con Expo
Al momento sto anche elaborando un progetto con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti milanesi che ho mostrato all’assessore al marketing della città, il quale ha reagito con entusiasmo. Mi ha sempre colpito un dettaglio dei palazzi milanesi che, credo più di chiese e monumenti, dichiara la vera vocazione di una città da secoli aperta alle nuove tendenze, idee o persone. Questa cultura dell’accoglienza è visibile, a mio parere, negli ingressi dei palazzi. La portineria e la zona che conduce ai piani sono in questa città curatissime e moltissimi tra designer e artisti hanno collaborato a definire lo stile di questi luoghi. Propongo una pubblicazione di una selezione degli androni più eleganti, stravaganti e innovativi della città. Accompagnerei queste foto con delle brevi interviste ai portinai dei palazzi che fino a qualche anno fa provenivano maggiormente dall’Italia meridionale mentre ora sono sempre più spesso stranieri.

La bellezza del mondo
Io non ho mai voluto far altro che muovermi per incontrare le persone. Mi piace moltissimo il mondo e chi lo abita. Mi piace l’idea di vivere diverse vite in una vita sola, ma capisco benissimo chi decide di stare nello stesso posto e cerca di realizzare dei progetti a più lunga scadenza. Mi sento solo di dire che non bisogna mai limitare la propria curiosità e che spesso il mondo e le persone sono molto meglio di quello che siamo indotti a credere se rimaniamo fermi nello stesso luogo. Invito tutti a uscire dal confine di ciò che si conosce, perché nulla è più vitale che lasciarci sorprendere da ciò che non ci aspettiamo.

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