Sport
Matteo Sala, 3172km di passione per la corsa
di Lucrezia Buongiorno
«Tu sei matto!» è l’espressione più frequente che Matteo Sala, architetto quarantasettenne di Brugherio, si sente dire quando racconta la sua passione, il Trail Running. La sua risposta è però spontanea: «Perché io sono considerato matto e chi si rompe il femore in un campo da calcio è un eroe?».
Emozioni, debolezze, rabbia, odio: tutto ciò appartiene alla vita di un runner della “corsa in natura”. Questa disciplina è molto diffusa negli Usa e sta prendendo piede anche in Italia. Tra le “follie” dei Runner in natura si possono trovare il Magredi Mountain Trail, composto da 161km con un dislivello di 7000m, gara a cui ha partecipato anche Sala, l’Ultra Trail de Mont Blanc (168km di percorso con 8000m di dislivello) e il Tor des Geants (Monte Bianco, Monte Rosa, Gran Paradiso e Cervino) conosciuta come la corsa più dura del mondo. Essa si compone di 330km all’interno della Valle d’Aosta con 24000m di dislivello e senza pausa obbligatorie.
La passione per lo sport
Matteo inizia la sua carriera nel Trail nel dicembre 2012 nel Carvico SkyRunning, squadra bergamasca per cui gareggia in competizioni agonistiche. Sportivo da sempre, si dedica interamente alla corsa a partire dal 2011 dopo aver sperimentato varie attività sportive tra cui ginnastica artistica, judo, basket, karate, attività subacquea e tiro con l’arco. «Ognuna di queste discipline, – ammette – mi ha dato qualcosa per l’attività che svolgo adesso, dalla base atletica alla pressione mentale». L’ultima gara portata a termine da Matteo è stata la Marathon Trail del lago di Como: 115km di corsa e 6500m di dislivello. La sua gara preferita è stata invece la Tuscany Crossing della Val d’Orcia, 102km e 3000m di dislivello.
«Un’avventura dentro di sé»
«La sconfitta nel Trail Running è il ritiro – spiega Sala –. È una gara di testa; la mente crolla a un certo punto, non le gambe né il fiato. Si tratta di un’avventura dentro sé stessi, alla ricerca delle proprie paure, nel silenzio e nella solitudine. Possono passare anche 10 ore senza vedere nessuno. Ci sono della pause, talvolta obbligate, in cui si può mangiare, bere e ricevere assistenza medica». Ci tiene molto a spiegare quanto sia importante il codice etico di questa disciplina che prevede un assoluto fair play, «se vedi qualcuno in difficoltà devi fermarti, perché la volta dopo potresti averne bisogno tu» e il rispetto per l’ambiente naturale.
A stagione agonistica ormai finita si possono tirare le somme e Matteo, spaventandosi dei suoi stessi numeri, dichiara: «Nella stagione 2014 ho corso per un totale di 183 volte, percorrendo 3172km in 429 ore, togliendo gli allenamenti personali del giovedì in montagna e di corsa ogni due giorni».
Il desiderio di Matteo è quello di diffondere questa disciplina a tutti i corridori di Brugherio, i quali possono contattarlo scrivendo all’indirizzo e-mail sal.gari@libero.it.