Comunità Pastorale
Venerdì in oratorio l’incontro interreligioso con don Alberti, un monaco buddista e l’Imam di Ornago
Insieme. Perché un dialogo è possibile. Per un confronto su quello che ci rende cittadini ormai in tanti luoghi dell’Italia. E anche a Brugherio per la prima volta, in occasione della festa dei popoli del 7 e 8 giugno, viene organizzato un confronto tra esponenti di diverse confessioni religiose.
Si terrà venerdì 30 maggio presso il salone polifunzionale dell’oratorio San Giuseppe, alle ore 21.
L’evento è così intitolato: «Fraternità: fondamento e via della pace. Incontro di scambio e confronto tra diverse tradizioni religiose».
A intervenire saranno Don Giampiero Alberti del Cadr (Centro Ambrosiano di Dialogo con le Religioni) della diocesi di Milano, il monaco Buddista Silevimen e l’Imam di Ornago Rouass Najib.
Il meticciato di civiltà
L’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, è tornato più volte in questi anni sul tema del “meticciato di civiltà”: un dato di fatto dal quale non si può più prescindere e che deve essere per Scola il punto di partenza per costruire quella società fondata nel rispetto civile di spazi e ruoli. È proprio questo il presupposto da cui parte l’incontro di Brugherio: «Lo avevo in mente da tempo – dice il parroco della Comunità pastorale Epifania del Signore don Vittorino Zoia – non ho paura del confronto, credo, anzi, che sia necessario compierlo su tematiche di stretta attualità come quelle a cui ci chiama a riflettere la compresenza nella comunità cittadina di persone di diversa confessione religiosa».
Un dialogo possibile
È possibile il dialogo? «Sì – risponde il parroco – credo proprio che abbandonando il sentimento di paura che spesso colgo tra le persone con cui parlo credo proprio di sì. L’incontro del 30 maggio vuole servire a questo. Ad iniziare a comprendere le differenti confessioni religiose e culture che sono presenti anche in questa città per costruire una accoglienza schietta e sincera».
Partire dal rispetto
E se si parte da qui non c’è proprio il pericolo di quel “dentro tutti indistinto” che spesso è stato avanzato dai detrattori come rischio dell’accoglienza: «Il primo punto è il rispetto dell’altro, che non è accoglienza scriteriata, come afferma chi vorrebbe che questo processo di incontro e confronto non iniziasse mai. Se prevalesse un atteggiamento di chiusura si tradirebbero in una sola volta il Vangelo ed i diritti umani».
La tragedia siriana
Don Zoia fa un esempio concreto: le persone che stanno scappando dalla guerra in Siria e che stanno arrivando anche a Milano, in stazione centrale. Questo luogo è per loro una porta, un transito verso il nord Europa, dove per le persone che vengono dal Medio oriente ci sono condizioni di inserimento sociale che ne costituiscono il territorio di accoglienza ideale. «La Caritas Ambrosiana sta facendo un grande lavoro di accoglienza di queste famiglie che scappano dal dramma di una guerra che non vuole vedere nessuno – conclude don Vittorino – ma ci rendiamo conto, per esempio, che le stime parlano di diecimila bambini morti in questo conflitto tremendo? Davvero non ci riguarda?»
Le parole di Scola
Qualcuno, spiega il parroco, potrebbe chiedere: “Che cosa sta alla radice di questa apertura?” «Faccio mie le parole del cardinale Scola, pronunciate durante la festa Via Padova, futuro della città: “Gesù è morto e risorto per tutti. Tutti gli uomini possiedono questa dignità di creature redente. È su questa dignità che le nostre metropoli, in forte cambiamento, devono fare leva. Ecco, allora, l’importanza di condividere fino in fondo il bisogno, soprattutto là dove si manifesta in termini più radicali. Noi cristiani, che fondiamo la dignità non solo su convenzioni legislative ma, ben prima, sull’amore che Dio Padre riserva personalmente a ciascuno di noi, dobbiamo essere energici nella testimonianza”».