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Philippe Daverio: il fascino delle reliquie dei Magi

Cultura

Philippe Daverio: il fascino delle reliquie dei Magi

Philippe Daverio nell’incontro organizzato dalla Comunità pastorale Epifania del Signore. foto di Gabriele Lunghi

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di Roberto Gallon

«Le reliquie sono la testimonianza dell’appartenza ad un gruppo storico». Così esordisce Philippe Daverio, mercoledì 4 dicembre durante l’incontro organizzato dalla Comunità pastorale Epifania del Signore in sala consiliare.

Una conferenza che ha registrato una eccezionale partecipazione di pubblico: diversi hanno seguito la serata in piedi. A loro Daverio ha offerto pillole di storia dell’arte, oltre alla descrizione dell’intrecciato rapporto tra le opere, la storia, la politica. 642-832 exam

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Il celebre critico sorprende ancor prima dell’inizio della serata. Arriva in largo anticipo e si sofferma a lungo in casa parrocchiale per ammirare da vicino, insieme al parroco, il reliquiario che contiene le ossa dei Magi.

«Dietro ad ognuna di esse c’è qualcosa di vero» continua Daverio riferendosi alle reliquie dei tre re. «Se sull’originalità delle ossa si può discutere, sul loro contenitore si può invece indagare. Compaiono a Brugherio quattrocento anni fa, nel periodo in cui a Roma nasce Propaganda Fidei con l’idea di accentrare e non permettere che ognuno proclamasse santo gente di casa propria. È la risposta alla Riforma di Lutero, per avere un maggiore controllo».

Ma la vicenda è da inquadrare anche nella situazione geopolitica dell’epoca. «Le reliquie dei Magi – prosegue il critico – evidenziano ad esempio le relazioni tra Germania e nord Italia. Sant’Ambrogio a Milano era il centro del Medioevo».

La rivoluzione del Borromeo

E se è indubbio che «nessuno riuscirà a dire se le reliquie sono vere», è altrettanto certo che «attorno a questi oggetti si è formata la nostra civiltà: è un dato effettivo e dobbiamo avere il coraggio di riconoscerlo anche da un punto di vista laico».

Il reliquiario brugherese, aggiunge Daverio, «è il frutto del Concilio di Trento e di quel suo grande interprete a livello di committenza artistica che fu il cardinale Federico Borromeo. Se c’è una rivoluzione della cultura è quella che avviene da quegli anni. Da allora in poi gli italiani guarderanno la televisione, mentre i tedeschi leggono con Lutero. È da li che nasce la mescolanza, l’accordo delle arti che plasma la nostra identità. Da una parte troviamo oggetti d’arte come il reliquiario dei Magi, dall’altra l’opera. Per questo noi siamo passionali e barocchi ed i tedeschi più rigidi e razionalisti».

Le nostre radici

La lezione che dovremmo essere capaci di trarre dal reliquiario, conclude Daverio, «è che noi siamo la casa madre d’Europa anche se gli europei non saranno mai disordinati come noi. Il domani si forma in gran parte di queste radici e avere di queste radici non è mica male!». Lo riprende nel suo intervento conclusivo don Vittorino Zoia, citando il cardinale Angelo Scola: «Brugherio non sarebbe quello che è, senza le reliquie dei Magi».

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