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Una vita nel calcio. Il sogno di Gaia parte dalle giovanili del Milan

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Una vita nel calcio. Il sogno di Gaia parte dalle giovanili del Milan

Gaia in azione

Si capisce subito che lo sport, il calcio in particolare è la sua passione. Dalla tuta che indossa, dalle foto della sua squadra del cuore, l’Inter, che tappezzano le pareti della sua stanza, dai libri sul comodino di Josè Mourinho, Antonio Conte, Javier Zanetti e Zlatan Ibrahimovic. Gaia Missaglia, 24enne brugherese, sta riuscendo in quello che è il suo sogno: guadagnarsi da vivere e lavorare nel mondo del calcio. «Inizio a pensare di essere una drogata di calcio, è una malattia», ammette scherzando.

La sua storia col mondo del calcio inizia nel 2000, quando incomincia a giocare per il Fiamma Monza, squadra per la quale ha giocato 13 anni militando a lungo in serie A.
«A fine anno purtroppo la società è fallita e ora gioco per l’Ausonia in serie C – racconta – Ho fatto questa scelta perché è vicino a casa e a dove studio, se avessi voluto continuare in serie A avrei dovuto rinunciare a troppe cose».
Gaia, laureata in Scienze Motorie, è ora all’ultimo anno della magistrale in Scienza, tecnica e didattica dello Sport. Grazie a questo percorso di studi sta ora frequentando un tirocinio al Milan, dove affianca i preparatori atletici delle squadre giovanili.

«Siamo in tre e giriamo in vari settori: laboratorio e analisi dati, recupero funzionale di infortunati e lavoro sul campo con la preparazione atletica. È una bella esperienza, io vorrei fare l’allenatrice o la preparatrice nei settori giovanili professionistici, e questo tirocinio mi permette di vedere entrambi gli aspetti» spiega. Ha già le idee chiare sul futuro Gaia, e da cinque anni dà anima e corpo nell’allenare bambini e bambine delle elementari, mentre in estate frequenta il Milan Junior Camp come educatrice. «Per adesso voglio continuare a lavorare con i bambini, perché le soddisfazioni che danno loro non le dà nessuno – è convinta Gaia –. Imparo molto più da loro, nella vita di tutti i giorni, che dagli adulti. Inoltre per una ragazza è più facile approcciarsi con i piccoli, il calcio è un mondo molto maschilista».

In questi anni ha avuto modo di capire aspetti di questo mondo che vuole in ogni modo cercare di combattere: «Il passare degli anni mi ha messo dinnanzi a dirigenti cupi, allenatori irritabili e tifosi sguaiati che hanno fatto perdere il sorriso ai giovani calciatori, che hanno come unico desiderio quello di divertirsi con un pallone tra i piedi e in un ambiente sereno. Hanno il diritto di sentirsi ripetere che la vittoria più grande consiste nel non adattarsi alla scorrettezza altrui. Dobbiamo diffondere l’idea che lo sport è il mezzo più immediato per imparare la vita» ha recentemente scritto in una lettere di denuncia. «Inoltre – aggiunge – bisognerebbe partire dall’educazione fisica nelle scuole. Alle elementari la fanno insegnare alle maestre di matematica, è come se io pretendessi di insegnare matematica».

Il mondo del calcio femminile è completamente diverso da quello maschile, «girano meno soldi, stili di vita completamente diversi. Sono pochissime le squadre professioniste, e ancora meno le ragazze che si guadagnano da vivere giocando solo a calcio. Per noi è una passione, nessuna lo fa per i soldi».

Messo da parte il pallone, una volta a casa, Gaia continua a lavorare per inseguire il suo sogno: «Leggo molti libri in materia, libri di studio su preparazione e allenamenti, ma mi piace leggere anche le autobiografie di calciatori e allenatori. Sono soldi che spendo volentieri».

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