Cronaca
Il Comune di Brugherio ai funerali di Lea Garofalo
Anche il Comune di Brugherio ha partecipato sabato mattina a Milano ai funerali di Lea Garofalo, testimone di giustizia uccisa dalla ‘ndrangheta nel 2009. A rappresentare il nostro Comune, in forma ufficiale, erano presenti alla cerimonia il vicesindaco Giovanna Borsotti e l’assessore alle Politiche culturali e partecipazione Laura Valli, accompagnate dagli agenti della polizia locale e dal gonfalone della città.
La storia di Lea inizia nel 2002 quando, in seguito all’arresto del compagno ‘ndranghetista Carlo Cosco, decide, per il bene della piccola figlia Denise, di affidarsi alla protezione dello Stato e raccontare quanto visto negli anni trascorsi a fianco di esponenti della criminalità organizzata. Inizia un calvario per Lea che nel 2009, stanca dell’assenza delle istituzioni abbandona il programma di protezione e accetta di rivedere il compagno, viste le necessità economiche. Sarà l’ultima volta che vede la figlia Denise perché nella notte tra il 24 e il 25 novembre Lea viene rapita, torturata e uccisa in una via del centro di Milano.
Il 29 maggio 2013 la Corte d’Assise d’Appello di Milano ha condannato all’ergastolo Carlo Cosco, Vito Cosco, Massimo Sabatino e Rosario Curcio, e Carmine Venturino a venticinque anni di reclusione.
Ai funerali, voluti dalla figlia, hanno partecipato centinaia di persone commosse, numerose istituzioni tra cui il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e don Luigi Ciotti dell’associazione Libera.
«Abbiamo voluto raccogliere l’appello della figlia di Lea Garofalo per non lasciare anche lei sola a combattere contro la mafia e per testimoniare che è ora di cominciare a “muoversi e non solo a commuoversi”, come ci ha ricordato Don Ciotti. Muoversi vuol dire anche partecipare a gesti di memoria collettiva come questo, gesti che ci costringano a capire che la mafia ci riguarda, che non stiamo assistendo a un film, che dobbiamo prima di tutto imparare a guardarla in faccia, se vogliamo sbarrarle la strada. Lea Garofalo e sua figlia Denise, come prima di loro la giovanissima Rita Atria, sono donne che hanno avuto il coraggio di ribellarsi alla mafia, e lo hanno fatto in due modi: collaborando con la giustizia per la ricerca della verità e contemporaneamente opponendosi a quella cultura maschilista e mafiosa secondo la quale le donne sono destinate al silenzio e all’ubbidienza» ha dichiarato Laura Valli.
Nel pomeriggio sul cancello del Comune è stata esposta una bandiera raffigurante il volto di Lea Garofalo.