Sport
Maglia azzurra e palla ovale. Vergani astro nascente del Football Americano
Vestire la maglia della nazionale è un privilegio che non capita a molti. Il sogno della maggior parte dei bambini è quello di vestire la casacca azzurra ai mondiali di calcio. Alessandro Vergani invece, voleva la maglia azzurra in un altro sport, il football americano. E può raccontare di avercela fatta. Le ultime settimane per questo ragazzo di 23 anni, residente a Brugherio, sono state impegnative ma piene di emozioni. Ha raggiunto la finale degli europei B (giocati a Milano), dove purtroppo gli azzurri non sono riusciti a battere la Danimarca (29-49) per conquistare così l’accesso al gruppo A, con la possibilità di sfidare le nazionali più forti del continente. «Giocare questi europei è stata una grande opportunità ed un esperienza fantastica che mi ha permesso di creare forti legami anche con giocatori di altre squadre di ottimo livello – racconta con orgoglio Alessandro – Spero di poter avere tante altre occasioni per giocare con la nazionale in futuro».
La storia tra Alessandro, studente di ingegneria aerospaziale al Politecnico di Milano, e questo sport inizia relativamente tardi, nel 2009. È all’età di 19 anni infatti, che Alessandro indossa per la prima volta il caschetto e le protezioni e si lancia nel campo all’inseguimento della palla ovale. «Inizialmente sono stato convito da mio zio, Pietro Marotta, che allora era head coach della squadra giovanile dei Daemons Martesana, squadra dove gioco tutt’ora. Ho disputato due campionati giovanili , tre di serie A2 e uno di Ifl (serie ndr)» racconta. Per Alessandro è stato un colpo di fulmine: «Ho iniziato a giocare per provare, senza avere nessuna conoscenza di base e senza aver mai seguito lo sport. Però mi sono subito appassionato ed ho capito di aver trovato la mia strada». Il suo ruolo è quello di “offensive right tackle”, «ma sono molto versatile e nella mia squadra gioco anche in difesa» spiega ancora Vergani.
La prima esperienza con l’Italia è invece nel 2011, fino ad arrivare all’esperienza europea delle ultime settimane. Il bilancio per l’Italia è comunque positivo, con gli azzurri che dopo aver battuto Spagna e Gran Bretagna si sono arresi ai danesi, che partivano col favore dei pronostici.
L’esperienza del football americano, non ha tolto solo soddisfazioni sportive ad Alessandro. «Sul campo ho conosciuto Rajko Delhysa, che è diventato subito uno dei miei più grandi amici ed un grandissimo compagno di allenamento – dice il brugherese – È grazie a lui, mio zio ed a Andrea Vecchi, che è stato mio coach ed attualmente uno dei coach della nazionale, sono arrivato al livello tecnico/atletico a cui sono».
Infine, non dimentica chi l’ha sostenuto e l’ha aiutato a raggiungere questo importante traguardo: «Un ringraziamento va anche alla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto». Il rammarico per non aver vinto la finale è tanto, ma Alessandro è già pronto a riprovarci fra 4 anni.