Primo Piano
Elena Cattaneo, una brugherese senatrice a vita
In senato, a cinquant’anni, per dire che la ricerca italiana ha il volto di chi è ancora nel pieno dell’attività. Che è possibile in questo Paese lavorare per il progresso e le scoperte in cui anche l’Italia. assieme alle altre nazioni del mondo, abbia un ruolo e un peso.
Elena Cattaneo è la piu’ giovane senatrice a vita mai nominata. Giorgio Napolitano l’ha scelta la scorsa settimana assieme a Carlo Rubbia, Renzo Piano e Claudio Abbado. I suoi studi sono volti a trovare la cura per la Corea di Huntington. E’attualmente coordinatrice del progetto europeo per la cura delle malattie neurodegenerative attraverso le cellule staminali www.neurostemcell.org
Una nomina che rende orgogliosa anche Brugherio: dalla fine degli anni ’80 Elena Cattaneo abita qui. Sposata con l’architetto enzo Pirola. insegnante di educazione tecnica alla media di San Damiano, ha due figli.
A questo link il comunicato del sindaco di Brugherio
Riproponiamo qui l’intevista rilasciata a Noi Brugherio il 15 novembre 2008 in cui spiega il suo lavoro di studio di questa grave malattia
Ma è poi vero che i ricercatori sono persone fumose e perse nel loro lavoro, chiusi nei laboratori e senza voglia di comunicare quello che fanno? Per provare a sfatare questo luogo comune siamo andati a trovare Elena Cattaneo al quarto piano dell’edificio dell’Università degli studi di Milano, in zona Lambrate, dove da poco si è trasferita con il suo centro di ricerca, Unistem. Il laboratorio è ancora un “work in progress”, i ricercatori hanno i loro posti assegnati con dei cartelli che ne indicano i nomi, ma non ci sono ancora. Vuoti sono ancora i frigoriferi dove verranno riposte le cellule con cui il team guidato dalla Cattaneo sta tentando di trovare una cura per una malattia che si chiama Corea di Huntington. Terribile, perché al momento non ci sono possibilità di cura e tantomeno di tenerla a bada con i farmaci. Rara, perché colpisce una persona su diecimila. Genetica, perché la scatena “l’impazzimento” di un gene che tutti abbiamo nel nostro Dna.
La professoressa milanese, che ha sposato un brugherese “doc” e per questo da 16 anni vive nella nostra città, in cui dice di trovarsi davvero bene, è una donna minuta che sprizza energia e passione per quello che fa e per come lo comunica all’interlocutore. E’prima di tutto capace di spiegare con parole semplicissime e accessibili anche a chi non ha conoscenze scientifiche quello che è il suo lavoro. Lo fa aiutandosi (e aiutando chi la segue) con degli schemi chiari che scrive su dei fogli bianchi. “Questa malattia – spiega – è stata scoperta per la prima volta cento anni fa da George Huntington. La scoperta del gene malato è però solo del 1993. A distanza di quindici anni sappiamo molto riguardo a che cosa fa questo gene quando funziona male al punto da distruggere i neuroni di una persona”. Sta proprio qui la “radice” di tutti i problemi che dà questa malattia: “Corea” sta per danza, perché chi la ha soffre di grossi problemi nei movimenti. Si tratta solo di un aspetto però, perché i disturbi che si aggiungono sono quelli psichiatrici e non sono i soli “Molte delle persone che ne soffrono – continua Cattaneo – hanno grossi problemi di depressione”.
Che cosa stanno studiando dunque i ricercatori guidati dalla professoressa brugherese? “La Corea di Huntington – continua Cattaneo – è causata dalla ripetizione fuori dalla norma di un tratto del gene, il CAG, che nelle persone sane ha una sequenza fino a 35 volte, ma nei malati può arrivare anche a 200. Più si ripete, più la malattia è in fase avanzata”. Di solito compare verso i 35 anni di età e si trasmette anche ai figli con un rischio del 50%. “Stiamo cercando di capire – riprende la scienziata – come può essere possibile bloccare l’azione del gene malato in modo che non causi la distruzione dei neuroni”. E questo vuol dire anche un aspetto affascinantissimo di questo lavoro: “cercare di capire perché – prosegue – nell’evoluzione della specie, non solo umana, il CAG si è sviluppato nelle sue condizioni normali, così come lo conosciamo ora”.
E allora può capitare anche che per cercare di sconfiggere una malattia si vada indietro nel tempo: “questo gene, chiamato huntingtina, compare per la prima volta 250 milioni di anni fa in un’alga, il dictiostelium dyscoideum, un’alga multicellulare”.
Poi c’è lo studio sulle cellule staminali, con le quali potrebbe essere possibile ricreare quel tessuto cerebrale che la Corea danneggia. Un aspetto della ricerca che divide piuttosto che unire negli ultimi tempi, ma sul quale la Cattaneo tiene a specificare “che ci vorrà ancora moltissimo tempo per arrivare all’applicabilità sull’uomo”.
Ricerca, studio, possibilità di cambiare il corso delle cose, è un lavoro emozionante: “certamente – prosegue la Cattaneo – bisogna essere pronti ad accettare il batticuore del successo, ma anche quello del fallimento. Sei lì sei la prima che vede per la prima volta una cosa è logico che provi un’emozione incredibile”. Ma ricerca vuol dire anche condivisione: “Le mura di un laboratorio devono essere aperte, nel senso che le scoperte che si fanno devono essere passate ‘in cordata’ agli altri colleghi che stanno facendo gli stessi studi nel resto del mondo”. Ed Elena Cattaneo coordina una “coalizione di ricerca internazionale” con Stati Uniti, Canada ed altri paesi proprio sulla Corea di Huntington. Poi, la ricerca di base non deve dimenticare il rapporto con la realtà, in questo caso la clinica, e Unistem lavora in stretto contatto con l’Ospedale Besta. Recentemente la professoressa Cattaneo, che nei suoi primi anni di attività ha lavorato anche negli Stati Uniti, ha ricevuto una premio, il “Grande Ippocrate” come ricercatore medico dell’anno, da parte dell’Unione nazionale medico scientifica di informazione. Proprio in questa occasione aveva avuto modo di sottolineare come “la bioetica debba stare vicino alle reali esigenze delle persone”.