Cronaca
Ghiacciai dell’Everest in pericolo. La scoperta del Cnr di Brugherio
I ghiacciai dell’Everest, la montagna più alta del mondo, si stanno ritirando. In molti si chiederanno cosa possa centrare questa notizia con Brugherio. No, non siamo diventati un notiziario scientifico.
La notizia riguarda la città perché ai risultati della ricerca ha contribuito anche l’Istituto di Ricerca sulle Acque (Irsa), che ha una delle tre sedi proprio a Brugherio. L’Irsa, organo del Consiglio Nazionale delle Ricerche, insieme ad altri esperti dell’Università di Milano e dell’Ev-K2-CNR di Bergamo, hanno condotto uno studio, durato un triennio, il cui esito ha indicato che nella zona dell’Himalaya negli ultimi cinquant’anni c’è stato un arretramento della fronte dei ghiacciai di circa 400 metri, e una riduzione della loro superficie del 13%. Il team di ricercatori ha analizzato rilievi cartografici e immagini satellitari per ricostruire la storia glaciale della montagna più alta del mondo dal 1950 ai giorni nostri, giungendo così al dato finale.
«Questo dato suscita un preoccupazione elevata, dato che l’Himalaya è la “torre d’acqua” di alcuni dei più grandi fiumi dell’Asia, che danno da bere a 1 miliardo e mezzo di persone» analizza il dottor Gianni Tartari, responsabile dell’Irsa di Brugherio. Il problema rientra in quello più generale del riscaldamento globale e dunque, «tutte le soluzioni si focalizzano nella riduzione dei gas serra. Salvo mutamenti naturali il processo è irreversibile». «L’Irsa è leader del progetto e utilizza una serie molto vasta di immagini satellitari e tutti i supporti cartografici disponibili, che vengono elaborati in GIS, vale a dire la cartografia digitale» spiega ancora Tartari.
La sede di Brugherio è una delle tre sedi nazionali dell’istituto, il cui compito è quello di svolgere attività di ricerca nei settori della gestione e protezione delle risorse idriche e nello sviluppo di metodologie e tecnologie per la potabilizzazione ed il trattamento delle acque di scarico. La sezione brugherese, situata in via del Mulino 19, è diretta dal dottor Tartari e attualmente conta tredici ricercatori oltre a una quarantina di membri tra personale dipendente e in formazione. Questa sezione nacque a Milano nel 1970 e fu trasferita nell’attuale sede nel 1976.
«L’attività principale della nostra unità operativa è centrata prevalentemente sugli studi scientifici a supporto dell’applicazione delle normative europee e nazionali. Attualmente stiamo concludendo un’indagine di grande respiro sul Lambro, i cui risultati saranno resi pubblici entro il 2013. Sul Lambro il nostro centro possiede circa il 50 % delle pubblicazioni realizzate nell’ultimo mezzo secolo» racconta Tartari.
Un compito importante dunque, quello di questo centro, le cui ricerche non interessano solamente le sorti degli abitanti dell’Asia ma, più direttamente anche il nostro territorio.