Comunità Pastorale
Dal 7 aprile al via la raccolta firme per i diritti dell’embrione
Dal 7 aprile anche a Brugherio inizierà la raccolta di firme per la petizione Uno di noi. Per un mese ci saranno banchetti fuori dalle chiese della città.
Il Movimento per la Vita locale si adegua infatti alla proposta nazionale, che nei mesi scorsi ha lanciato la petizione Uno di noi a livello europeo. E’ Una richiesta al Consiglo d’Europa perché introduca nei principi fondamentali dell’unione Europea il riconoscimento della dignità di tutti gli esseri umani fino dal concepimento. Chi vuole aderire da subito può farlo anche on line dal sito www.oneofus.eu.
Ci sono situazioni che interpellano anche la nostra capacità di riflessione e di scelta. Si afferma una cultura che propone come valore la possibilità di “scegliere” i propri figli, e di accettare solo quelli in buona salute. In Italia la Corte di Cassazione ha condannato un medico che non aveva diagnosticato la sindrome di Down nel nascituro ( e a permettere quindi di ricorrere all’aborto) a risarcire i genitori. In Germania circa un mese fa è stata approvata la legge che consente la diagnosi preimpianto alle coppie in cui uno dei genitori è portatore di una malattia ereditaria. Potranno ricorrere alla fecondazione in provetta, esaminare gli embrioni ottenuti e impiantare solo quello(o quelli) sani, eliminando i malati. Anche in Italia ci sono pressioni per introdurre la selezione preimpianto.
Ma è possibile anche un modo diverso di considerare queste vicende,uno “sguardo” diverso sul nascere e sul figlio all’inizio della sua vita. James Parker è uno dei coordinatori delle Paraolimpiadi che si sono tenute a Londra. In una intervista ad Avvenire ha affermato: “In Gran Bretagna le leggi discriminano in modo terribile ogni vita nascente che possa essere affetta,anche solo ipoteticamente, da handicap fisici o mentali. Al minimo sospetto la donna è indotta ad abortire. Molti degli atleti disabile delle praraolimpiadi non si capacitavano del fatto che ,se fossero stasti concepiti nell’Inghilterra di oggi,sarebbero stati molti probabilmente abortiti”.
Clara Lejeune,figlia del genetista che ha scoperto l’anomalia cromosomica che è alla base della sindrome di Down,è presidente della fondazione dedicata al padre che finanzia le ricerche per “zittire” il cromosoma in più che provoca le alterazioni tipiche della malattia. Di recente a Bologna per un incontro ha affermato: “Nessuno ha il diritto di decidere se tu puoi vivere o meno. Il problema è quale uso facciamo della scienza:la usiamo o no per il bene del genere umano? Stiamo facendo ricerche per il bene comune oppure no? Sono domande cruciali. La nostra è una società contro i più deboli. In gioco c’è un muro maestro della civiltà. Quando vedi un bambino che cade per terra l’istinto ti spinge ad aiutarlo ad alzarsi. E’ la debolezza del bambino che ti porta ad aumentare la tua compassione,uno dei migliori lati dell’umanità. Quando vediamo che qualcuno è debole il nostro cuore si apre. Se perdiamo questo perdiamo la nostra umanità”.
La discussione e lo scontrosi trovano a tutti i livelli della società,fino a coinvolgere le scelte fatte a livello mondiale,per esempio alla Nazioni Unite. Da tempo ci sono tentativi di considerare l’aborto come uno dei diritti umani,invece che come un dramma da evitare. Richar Horton è il direttore diella rivista medica inglese The Lancet,una delle più autorevoli a livello mondiale. Ha presentato un manifesto in dieci punti riguardo agli Obbiettivi di sviluppo del millennio da proporre in sede Onu; in quello dedicato al miglioramento della salute materna propone un sistema di assistenza medica che offra “pianificazione familiare,cure di ostetricia di emergenza e aborto sicuro”.
Dario Beretta