Comunità Pastorale
Cardinale Scola: una città che segue la stella sull’esempio dei Magi
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Nella chiesa di San Bartolomeo sono riunite tutte le 4 parrocchie e i sacerdoti della città. Decine i fedeli in piedi, segno di attaccamento al cardinale e non solo, sottolinea Scola.
«È con una gioia commossa che celebro con voi questa sera la santa Eucaristia nella solennità dell’Epifania, che tra voi assume una tonalità del tutto speciale. Grazie al grande antichissimo dono della presenza delle reliquie dei Magi a cui vedo, da questo grande concorso di folla che la chiesa non riesce a contenere, quanto voi siate affezionati e legati».
il video integrale dell’omelia
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Scola, sull’altare con tutti i sacerdoti della città, guarda l’assemblea e ne apprezza «l’unione tra le diverse parrocchie e tra le diverse forme di attività», che sono «un esempio anche per l’arcivescovo», per poi iniziare la riflessione dai Tre Re e dalla loro domanda “Dov’è il re dei giudei?”: «è una domanda che ogni uomo si porta nel cuore». Perché c’è «il segno di una presenza che preme sul nostro cuore di uomini che non può prescindere dall’invocare Qualcuno che lo accompagni lungo il cammino».
Nel pellegrinaggio che è la vita noi abbiamo bisogno «nel modo più assoluto – sostiene l’arcivescovo – che Qualcuno ci assicuri soprattutto davanti alle nostre contraddizioni e ai nostri peccati, alle nostre fragilità, al passaggio della morte». «I Magi rappresentano questo e voi – aggiunge rivolto all’assemblea – l’avete colto molto bene».
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Santi che si sono messi in cammino dietro a una stella, «segno che Colui che cerchiamo, in realtà è venuto a cercarci Lui».
In città le reliquie vengono amichevolmente dette “umitt” (cioè ometti) a causa della forma del reliquiario. Un’assonanza, fa notare il cardinale, con il motto dei Borromeo “humilitas”, i cardinali che con la loro visita favorirono il ritrovamento delle reliquie. Significa, aggiunge Scola, «che la condizione in cui Dio si è lasciato sprofondare (“umiliò se stesso”) è la grande condizione di cui ciascuno di noi ha bisogno per accogliere il Dio bambino stasera e nei giorni a venire come principio della nostra salvezza e del nostro cambiamento».
Ancor di più nell’anno della Fede indetto dal Santo Padre in cui deve «urgerci continuamente, nel quotidiano della vita nelle case, famiglie, al lavoro, a scuola, negli ambiti espressivi dell’umano, a uno stile di vita che vede la capacità dell’uomo di interrogarsi sul senso dell’esistenza, sulla sua destinazione e di lasciarci abbracciare da Dio che si è fatto bimbo».
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Il viaggio dei Magi richiama allora «un’esortazione a vivere la fede nella vita» e ad affidare ai Tre Re «di tutto cuore la nostra persona, la nostra comunità, la nostra città».
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