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La disputa delle reliquie. Quando Monza le voleva per sé

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La disputa delle reliquie. Quando Monza le voleva per sé

Monza non si arrese neanche dopo la traslazione delle reliquie dei Magi dalla chiesetta di Sant’Ambrogio alla parrocchiale di San Bartolomeo, quando ormai sembrava che il loro destino fosse deciso. Quelle tre sante ossa l’arciprete Camillo Aulario le voleva nel proprio Duomo.

«Sembra assurdo ma è proprio così», spiega Luciana Tribuzio Zotti, storica e autrice insieme a Giuseppe Magni del libro “Una città nel segno dei Magi”, voluto dalla Comunità pastorale Epifania del Signore per celebrare i 400 anni dalla traslazione delle reliquie (clicca qui per approfondimenti sul libro).

A Brugherio si narra la storia del carro trainato da buoi che avrebbe dovuto portare le reliquie a Monza. Pare che gli animali si fermarono sul confine e non ne vollero sapere di avanzare oltre, segno del “volere divino” che i resti dei Magi rimanessero in città. E se è vero che ogni leggenda si basa su un pizzico di verità storica, in questo caso si tratta di una verità scritta nero su bianco e su diversi documenti. Ritrovati nell’ambito delle ricerche che hanno portato alla stesura del libro.

Professoressa Zotti, quando si pose il problema della custodia delle reliquie?
Le reliquie dei Tre Magi furono trovate dall’arciprete di Monza Camillo Aulario il 14 maggio del 1592 in un oratorio ormai adibito a dispensa e cantina, nella cascina Sant’Ambrogio. Il luogo del ritrovamento non era assolutamente idoneo alla conservazione di quelle sacre reliquie e non lo era neanche la chiesa esterna di Sant’Ambrogio, allora in pessime condizioni: il tetto era squarciato e le macerie  ingombravano tutto il pavimento.

Quale fu la prima decisione?
Un importante documento del 1613 ci racconta che, almeno inizialmente, fu deciso che le reliquie fossero tenute in deposito presso l’arciprete di Monza, ma don Francesco Bernardino Paleari, curato di Brugherio, non era assolutamente d’accordo.
Tra gli arcipreti di Monza e i parroci di Brugherio, infatti, i rapporti non erano molto fraterni…

C’erano anche altri motivi di disputa oltre alle reliquie?
Già nel 1581 l’allora arciprete di Monza monsignor Camillo Aulari, proprio l’autore del rinvenimento delle reliquie, rimproverava a frate Arcangelo Biancardi, allora curato di Brugherio, di far celebrare messa a Sant’Ambrogio da preti che non ne avevano la necessaria autorizzazione.

Probabilmente frizioni dovute anche alla recentissima nascita della parrocchia San Bartolomeo, datata 1578, che rendeva nei fatti indipendente Brugherio da Monza. Come si concretizzavano le critiche dell’arciprete?
Egli scriveva anche una lettera in cui informava dell’accaduto il procuratore delle monache di Sant’Ambrogio, le quali allora si trovavano già nel monastero di Santa Caterina alla Chiusa, in Porta Ticinese, a Milano. L’arciprete Aulari diffidava, inoltre, qualsiasi  sacerdote, sia regolare  che secolare, dal celebrare messa in Sant’Ambrogio, senza l’autorizzazione scritta dell’Arcivescovo, pena il pagamento di una “multa” di 50 scudi d’oro, da destinarsi ai Luoghi Pii, cioè alle associazioni caritatevoli esistenti sul territorio.
E arriviamo alla traslazione…
Sì, con il prete Francesco Bernardino Paleario, parroco di Brugherio dall’ottobre 1592 all’agosto 1618. Ottenne, a titolo gratuito ma a condizione che fossero conservate e venerate degnamente, il possesso delle reliquie dei Magi dai procuratori delle monache di Santa Caterina alla Chiusa di Milano. Con un atto solenne, il 22 aprile del 1613, si impegnava, a nome proprio, a nome del popolo e della Chiesa di Brugherio, a conservarle e a venerarle, con tutti gli onori dovuti a reliquie così importanti, “di tanta qualità”.

Tutto deciso, quindi?
No, perchè i rapporti tra la Chiesa di Monza e quella di Brugherio non migliorarono con il passare del tempo. Tanto che nel  volume 40 delle visite pastorali alla Pieve di Monza, (precisamente nella visita fatta nel 1615 alla parrocchia di San Bartolomeo dal Vicario Foraneo, l’arciprete di allora, monsignor Gerolamo Settala), si trova scritto: “Deliberandum esset de Reliquijs Sanctorum Magorum”, cioè “Si deve ancora decidere riguardo alle reliquie dei Santi Magi”.
Fortunatamente, come oggi tutti sappiamo, il tentativo non ebbe seguito.

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